A 5 mesi dalla chiusura del bando, finalmente, il 31 agosto la commissione esaminatrice ha proceduto a stilare il punteggio, redarre la graduatoria provvisoria e dunque assegnare alla società vincitrice l'appalto dei servizi di ufficio stampa e della comunicazione istituzionale del Comune di Perugia.
Al concorso erano arrivate una decina di domande, provenienti da stimate e società locali e da fuori regione, ma a quanto sembra i requisiti per vincere ce l'aveva chi stava già svolgendo il servizio, che, dopo tutto questo ambaradan, è stato riconfermato nel ruolo.
Una procedura davvero complessa per arrivare a tale risultato. Se si pensa che le varie aziende hanno dovuto firmare fidejussioni e sborsare ingenti somme di denaro semplicemente per poter concorrere. La posta del resto era di quelle importanti. In pratica si tratta di un lavoro che vede impiegati 2 giornalisti, per i servizi essenziali ed un terzo per eventuali servizi opzionali: durata 12 mesi, per un importo stimato dell’appalto pari a 200.000 oltre iva, per complessivi 244.000 euro. E va da sé che è anche una questione di prestigio, visto che tale ufficio di fatto fa da portavoce a tutta l'attività politico-amministrativa del Comune guidato dal sindaco Andrea Romizi.
Ora, per conoscere nei dettagli i criteri adottati e le varie motivazioni che hanno portato all'esclusione di alcune ditte e alla dequalificazione di altre, bisognerà poter consultare gli atti ufficiali, ma intanto la vicenda ha già avuto il merito di agitare molto le acque, alimentare perplessità e creare scalpore.
La voglia ora è quella di vederci chiaro. Basti dire che tra le società escluse, una volta venute a conoscenza del risultato, c'è stato subito un veloce consulto e ne è derivato che (numeri confidati e dichiarati alla mano) dalle varie proposte avanzate si deduce che c'è chi oggettivamente avrebbe avuto tutti i requisiti per ottenere facilmente l'appalto. Insomma messe a confronto le aziende hanno potuto constatare che sarebbe stato davvero difficile poter competere con alcune offerte a forte ribasso ed anche con la rosa di giornalisti messa in campo, professionisti scelti fra i più esperti e stimati che offre il panorama locale e nazionale.
Staremo a vedere, parleranno le carte, ma da quanto si può dedurre fin da ora probabilmente la questione finirà in un'aula di tribunale. Del resto molti dubbi erano iniziati a circolare fin dall'inizio.
A mettere per primo il dito nella piaga fu il M5S, che attraverso il capogruppo a palazzo dei Priori Cristina Rosetti subito rilevò delle illegittimità, come il fatto che il Comune di Perugia nel pubblicare il bando per appaltare i servizi di ufficio stampa e della comunicazione istituzionale, non aveva tenuto conto che si trattava di due branche completamente distinte. Da una parte infatti c'è l’informazione, che contempla il rapporto con i media, tipico delle funzioni di un ufficio stampa; dall'altra la comunicazione istituzionale, che è invece diretta a comunicare con i cittadini e ai cittadini, l’operato dell’amministrazione, a sollecitarne la partecipazione e ad intercettarne i bisogni.
Il M5S chiese dunque l’attivazione della commissione di controllo e garanzia. Ma anche di fronte a queste rilevazioni il Comune, con una determinazione dirigenziale del 09/03/2016, passò indisturbato alla fase due, quella della nomina della commissione giudicatrice, ovvero di chi doveva esaminare le offerte presentate. Venne subito rilevato che tale commissione giudicatrice era inadatta. Composta com'era da due dirigenti del Comune di Perugia, senza nessuna competenza in materia, (stando ai curricula pubblicati), e dall'iscritto all’albo dei giornalisti, esperto in materia di informazione e attività di ufficio stampa, ma sprovvisto di titoli in tema di comunicazione istituzionale.
Fra le questioni messe in risalto anche il fatto che tale bando impediva a molti giornalisti, giovani e meno giovani, di poter partecipare a causa di uno sbarramento dovuto alla richiesta di requisiti essenziali molto specifici. Altro punto di elevata criticità si individuò poi negli ampi margini di discrezionalità che l’Amministrasione si era riservata nella individuazione dei punteggi. Senza contare che tale concorso non era stato adeguatamente pubblicizzato, poiché il solo inserimento nel portale del Comune non può essere ritenuto conforme alle esigenze di trasparenza e pubblicità di una procedura pubblica, che richiede invece l’inserimento sulla Gazzetta ufficiale. E già questa mancanza sarebbe motivo valido per inficiare il tutto.
Di certo la richiesta di attivazione della Commissione di controllo e garanzia si sarebbe quindi rivelata utile a verificare la legittimità della procedura seguita e l’accertamento della eventuale responsabilità amministrativa dei funzionari e dei dirigenti degli uffici coinvolti.
Ma la Commissione di controllo e garanzia, presieduta dalla consigliera del Pd Manuela Mori, non ha ancora voluto mettere all’ordine del giorno la questione.