Cinquantuno comuni umbri sono in fase di spopolamento. I loro residenti sono “in esodo”, a seguito di una variazione demografica negativa negli ultimi sette anni censiti. Quindici di questi, sotto i 2.500 abitanti, sono in “gravi condizioni demografiche”.
Il cuore verde entra nella lista nera delle regioni che si svuotano: è la sesta dietro a Molise, Sicilia, Marche, Friuli e Basilicata.
Lo dice l’Agenzia Umbria ricerche nell’ultimo rapporto economico sociale, riportando i dati Anci dell’Atlante dei piccoli comuni.
In Umbria i municipi sotto i cinquemila abitanti sono 61, il 66% del totale e secondo la metodologia Anci-Aur, quasi l’84% di questi, ben 51 in termini assoluti, è definita “in esodo”. Questo dato “colloca l’Umbria tra le regioni italiane più colpite dal fenomeno”, fa sapere Aur. Se in Umbria dal 1971 c’è stata una crescita, lo stop arriva nel 2014: la contrazione tra il 2014 e il 2018 (-1,42%, pari a quasi 13 mila unità) annulla la crescita dal 1961 (+1,4%), imponendo il segno meno alla variazione tra il 2011 e il 2018 (-0,3%, pari a tre mila unità). In Italia nello stesso periodo c’è stato un incremento dell’1,6%.
Qui la componente straniera che ha compensato la perdita dei residenti. In Umbria al contrario dal 2011 si è ridotta anche la quota di stranieri (-1,1%, 1.077 unità). Anche il tasso di crescita naturale, negativo su suolo nazionale, nel cuore verde è più basso della media: -4,9% in Umbria e -3,2% in Italia. Ma la situazione a livello regionale è differenziata: 19 il comuni sono in “buono” stato, tra cui quelli sopra i 20 mila abitanti (10 in Umbria), 30 in stato definito “discreto”, 28 in stato precario e 15 in stato “grave”.
Otto di questi sono in transito.
Da “discreti” cioè stanno diventando “precari”.
Tra questi ci sono Sigillo, Campello, Alviano, Arrone, Allerona, Valfabbrica. Fra quelli “gravi” quattro hanno subito una contrazione del 60% negli ultimi 67 anni: si tratta di Poggiodomo, Polino, Sellano e Parrano. Sono a rischio sparizione nei prossimi anni, anche a causa del tasso di vecchiaia della popolazione. Nel 2018 a Poggiodomo si contavano 56 over 65 ogni quattro under 14, a Polino 94 ogni 15. Secondo la ricercatrice Aur che ha redatto lo studio, Meri Ripalvella, “le dinamiche demografiche evidenziate prefigurano un seppur lento mutamento del modello insediativo che minaccia non solo di desertificare le zone marginali ma di obliterale i più originali caratteri della regione”. E le politiche sino ad oggi non hanno arrestato il fenomeno. “L’idea che il rischio di desertificazione dei piccoli comuni periferici”, scrive Ripalvella, “si potesse annullare sostituendo le attività agricole e artigianali, prossime alla disattivazione, con il turismo, si è rivelata non all’altezza delle necessità. Così come inferiori alle aspettative si sono espresse le politiche pubbliche eccessivamente fiduciose delle virtù taumaturgiche di un mercato che, in queste zone marginali, appare tutt’altro che benigno e premiante”.