Questa mattina è in programma la discussione dell’appello fatto dalla Procura contabile perugina dopo l’assoluzione dei 45 tra politici e dirigenti a cui la magistratura contabile aveva chiesto 44 milioni di danno erariale per aver sanato i conti della partecipata del trasporto Umbria Mobilità con soldi pubblici.
Come riporta il servizio pubblicato oggi sul Corriere dell’Umbria, l’allora procuratore, Antonio Giuseppone, aveva chiesto conto della ingente cifra alla ex presidente, Catiuscia Marini, ai suoi assessori, a consiglieri regionali, provinciali, nonché ad amministratori e dirigenti accusandoli di aver fornito liquidità per evitare il default ma di non aver risolto i problemi gestionali. Nella sentenza depositata lo scorso novembre la magistratura contabile aveva dichiarato il difetto di giurisdizione, ma i giudici erano andati oltre. I magistrati avevano infatti parlato della “incensurabilità dell’operato dei convenuti”.
Per i togati, i soldi pubblici immessi nelle casse di UM “contribuirono alla prosecuzione di un servizio essenziale quale quello del trasporto pubblico locale, attraverso il quale trovano attuazione fondamentali diritti tutelati dalla carta costituzionale”.