Nella sala dei concerti della scuola di musica di Umbertide, al pianoterra del complesso monumentale di San Francesco, si sono dati convegno i simpatizzanti di ben tre associazioni culturali, la Filarmonica Ciro Scarponi di Torgiano, il Novo Prometeo e il “Passato, presente e futuro”, tutte rappresentate dai rispettivi presidenti, Attilio Gambacorta, Ivana Mastriforti e Massimo Bartoccini.
L’intento era quello di rinsaldare l’impegno con un pubblico che, anni fa, si era raccolto numeroso e partecipe, intorno alle iniziative musicali che Scarponi stesso realizzava nel chiostro dell’insigne monumento francescano.
A distanza di più di dieci anni dalla scomparsa del musicista torgianese che qui a Umbertide espresse l’intenzione di mettere a disposizione di tutti la sua altissima statura di interprete internazionale, il concerto di sabato pomeriggio ha voluto configurarsi come invito a riprendere un rapporto con la crescita di un nucleo di ascoltatori desiderosi solo di riannodare il filo della memoeria.
Riportare a Umbertide la grande musica, – questo è stato l’unanime pensiero dei tre presidenti delle associazioni – vuol dire ricollocare Umbertide nell’alveo di quella equalizzazione delle “possibilità” che un piccolo centro può realizzare solo quando istituzioni di ampio respiro vogliano destinare i loro prodotti a luoghi non esattamente vicini alle manifestazioni culturali di ampio respiro.
E’ così che in una rapida ed entusiastica successione di giovani interpreti si è rivivificato lo spirito con cui Scarponi stesso animava i concerti di Novo Prometeo, la sua creatura musicale nata all’indomani delle sue esperienze con quel gigante della Nuova Musica che fu Luigi Nono.
E proprio dal clarinetto di una delle discepole più autentiche di Scarponi, la clarinettista Benedetta Staccini è scaturita la voce di una delle composizioni più amate da Scarponi, la Elegia di Ferruccio Busoni.
Quando la suonava lui stesso, scaturiva dal suo clarinetto il suono di un mondo “auspicabile” e futuro, nella misura in cui lo stesso Busoni., figlio a sua volta di un clarinettista, sembrava voler unire il passato nell’arco temporale di un divenire verso un mondo “migliore”. In molti, nella versione di Benedetta, hanno creduto di riconoscere l’impronta del maestro, in una continuità che supera lo scorrere degli anni: il che, come si sa, è la vera condizione “morale” della cultura.
Accompagnata al pianoforte dal giovane Riccardo Gambacorta, Benedetta ha suonato anche la Elegia di Ernesto Cavallini, uno degli autori più formativi nello studio del clarinetto. Un altro giovane esecutore, Alessandro Gambacorta, ha riprodotto il percorso drammatico della famosa sonata Patetica di Beethoven, per poi lasciare ampio spazio a due giovani cantanti, il soprano Sarah Piccioni e il tenore Alessandro Zucchetti. Aria del Trovatore, “D’amor sull’ali rosee” e cavatina dei Lombardi, “La mia letizia infondere”, per poi procedere ai duetti della Traviata e all’indimenticabile valzer della Vedova Allegra.
Chiusura della serata con il Brindisi della Traviata e la certezza dio potersi ancora ritrovare nello stesso luogo, anche per ricordare coloro che non ci sono più. Come Simonello Simonelli, uno dei primi sostenitori delle proposte di Scarponi, che sabato scorso avrebbe seguito con gioia una manifestazione che, “allora” si sognava di proporre, e che oggi è realtà.
Stefano Ragni