Sulla intricata vicenda della moschea di Umbertide è intervenuto anche il ministro degli Interni Salvini per stigmatizzare il comportamento del Comune e della via preferenziale adottata nella città umbra.
Intanto gli inquirenti stanno passando al setaccio tutti i movimenti di denaro che sono girati intorno al centro di cultura islamica, che sono, tra l’altro, di difficile tracciabilità perché quasi tutti effettuati in contanti.
La rendicontazione data alla Prefettura mostra diverse discrepanze e soprattutto i tempi dei versamenti danno da pensare, perché sono consistenti quando vanno pagati Comune e ditte edili preposte alla realizzazione della moschea, mentre per l’attività del centro culturale sembrano non esserci stati versamenti.
L’esposto da cui è partita l’indagine verte su chi ha fatto i versamenti, cioè se si trattano di donazioni provenienti dall’estero da non ben definiti donatori.
Da parte sua l’imam di Umbertide Chafiq El Oqayly, ha dichiarato a più riprese, che si tratta di soldi arrivati solo dall’Italia, ma sarebbe stato più corretto ed avrebbero fugato ogni dubbio versamenti tramite banca o posta, quindi tracciabili.