Trasporto pubblico in Umbria, per la Regione una bella “gatta da pelare”, vista l’eredità che si è ritrovata in mano. Basti ricordare che appena un mese fa la Procura contabile perugina dopo l’assoluzione dei 45 tra politici e dirigenti a cui la magistratura contabile aveva chiesto 44 milioni di danno erariale per aver sanato i conti della partecipata del trasporto Umbria Mobilità con soldi pubblici, l’allora procuratore, Antonio Giuseppone, aveva chiesto conto della ingente cifra alla ex presidente, Catiuscia Marini, ai suoi assessori, a consiglieri regionali, provinciali, nonché ad amministratori e dirigenti accusandoli di aver fornito liquidità per evitare il default ma di non aver risolto i problemi gestionali.
Per i togati, i soldi pubblici immessi nelle casse di UM “contribuirono alla prosecuzione di un servizio essenziale quale quello del trasporto pubblico locale, attraverso il quale trovano attuazione fondamentali diritti tutelati dalla carta costituzionale”.
Ma ora i nuovi amministratori hanno preso atto che siamo in presenza di un buco di 15 milioni di euro: a tanto ammonta la perdita del trasporto pubblico locale. E dunque la Regione sta prendendo in seria considerazione il taglio di alcune linee per recuperare almeno la metà del disavanzo. “Il settore ha un rosso e delle oggettive difficoltà da far venire l’orticaria – spiega l’assessore al ramo, Enrico Melasecche al Corriere dell’Umbria – . Con la presidente Tesei le stiamo affrontando con la serietà che ci vuole, consapevoli che è ormai arrivato il momento di fare delle scelte per recuperare risorse”.
L’assessore sottolinea, tuttavia, che non si “faranno tagli lineari” e che, soprattutto, si ragionerà insieme ai sindaci e agli altri soggetti coinvolti. Il primo obiettivo è quello di integrare bus e treno, per evitare doppioni”. Tra le questioni sul tavolo anche la richiesta dell’aumento delle tariffe da parte delle società.