di Francesco Castellini – Terremotati al freddo e al gelo per il terzo inverno consecutivo. Dopo più di due anni dalle terribili scosse che hanno paralizzato il centro Italia ci sono persone a cui non è stata ancora assicurata una sistemazione dignitosa, che si ritrovano a vivere “scomodi”, fra disagi infiniti, lontano dalla propria terra, o in alternativa in una roulotte tra montagne di macerie di una città che non esiste ancora. E si va avanti, con i rigori stagionali che si annunciano spietati, tra mille promesse non mantenute e una burocrazia farraginosa che tutto rallenta e impastoia.
La protezione civile ha stilato un bilancio mettendo nero su bianco i dati relativi alle consegne delle soluzioni abitative d’emergenza. Complessivamente sono 752 le Sae già consegnate, altre 24 risultano in costruzione in Umbria (mancano ancora 8 moduli a Castelluccio di Norcia); sistemate 1.825 nelle Marche; 824 nel Lazio.
Ma non c’è da illudersi, anche per loro i problemi non finiscono mai.
Basti dire che i comitati dei terremotati hanno più volte denunciato i “tempi epici” che hanno accompagnato le operazioni di consegna di questi mesi. Vincoli paesaggistici ed idrogeologici troppo stretti. Troppe le problematiche scaturite durante la gara d’appalto, sterili e inutili si sono rivelate le sanzioni irrisorie per chi non ha rispettato le scadenze. Fatto sta che in molti casi le Sae consegnate si sono rivelate totalmente inadatte per i territori del centro Italia. Più volte i comitati ne hanno denunciato l’inagibilità a causa di pendenze non in regola, comignoli troppo corti, boiler sui tetti che vengono messi fuori uso dalle basse temperature, umidità imperante, tubi a pochi centimetri dai pavimenti, e fango ovunque.
Nella città di San Benedetto i casi sono concentrati nella frazione di Savelli.
Qui una Sae è stata smontata per verificare lo stato delle lastre di copertura. Un’altra è in attesa di restauro. In un caso addirittura dal pavimento danneggiato sono entrati i topi. Secondo il report fornito dalla Prociv il problema delle soluzioni abitative deriverebbe dalle fasi di montaggio.
Le Sae sarebbero state assemblate col maltempo e la pavimentazione si sarebbe inumidita. Sul piano a terra che è impermeabile si forma una condensa che va a a bagnare e quindi intaccare la base sottostante. Da qui i rigonfiamenti. Tante sesegnalazioni sono arrivate già mesi fa e sono state risolte con un intervento ad hoc.
E pensare che tali casette sono state pagate a peso d’oro. I consorzi hanno infatti realizzato le Sae ricevendo come compenso 1.067 euro per metro quadro come da contratto, mentre i costi di urbanizzazione hanno fatto schizzare le spese a 6mila euro al metro quadro. Per intenderci quanto si paga un appartamento a Venezia con vista sul Canale della Giudecca.
Anche la viabilità, fatta eccezione per la strada provinciale “477” ripristinata nei mesi scorsi, presenta grosse criticità.
Ma nonostante le avversità, naturali e burocratiche, la gente di Castelluccio non ha abbassato la testa. Tra battaglie e proteste, c’è chi ha messo in piedi un vero sistema di accoglienza.
Si chiama “Zona Cesarina”. «Il nome – spiega Testa, tra i promotori dell’iniziativa – prende spunto dall’espressione calcistica, zona Cesarini, che indica i minuti conclusivi di una partita».
Si tratta in pratica di un container, donato da un benefattore, e trasformato in uno spazio aggregativo con cucina. «In questo spazio vitale abbiamo offerto quattromila pasti alle persone che sono venute a trovarci in questo periodo», racconta Testa con soddisfazione. Un modo per stare insieme e allontanare il rischio che Castelluccio possa trasformarsi in una sorta di paese fantasma. E anche una testimonianza di coraggio e di dignità, di chi ha sempre sperimentato sulla propria pelle il fatto che “chi fa da sé fa per tre”, e a quel paese le Istituzioni.
«E’ stato il Natale più brutto – confessa al Corriere dell’Umbria Alberto Allegrini, ristoratore e presidente della Confcommercio Valnerina – in questo momento i problemi legati al terremoto sono all’apice. La ricostruzione è lenta, il turismo c’è ma è poca cosa anche perchè non ci sono abbastanza strutture ricettive in grado di sostenerlo, l’unica cósa che ancora non ci abbandona è la speranza». Ma rischia di crollare anche quella. «Fino all’anno scorso spiega Allegrini avevamo gli occhi del Paese addosso, la solidarietà di tutti. La gente ci incitava ad andare avanti, ci dicevano: non vi dimenticheremo. Invece ci hanno dimenticati. Sentiamo vicini solo la presidente della giunta regionale Catiuscia Marini e il sindaco di Norcia Nicola Alemanno. Ma non basta». E’ lo stesso primo cittadino di Norcia a confermare come nella comunità adesso si avverta molta sfiducia.
Ai terremotati è andato anche il pensiero del cardinale Gualtiero Bassetti, durante l’omelia di Natale. Il presidente della Cei ha parlato del “terremoto dimenticato”. “Il dramma odierno di questa ricostruzione, che funziona e non funziona – ha detto il presule – è la tanta gente che se ne è andata e chi sa se potrà tornare. Questa è una situazione veramente preoccupante e confidiamo ancora nelle istituzioni affinché si superi ogni ostacolo burocratico con programmi precisi per una ricostruzione più veloce ed efficace per contrastare lo spopolamento di alcuni dei borghi più belli d’Italia”.