Di Francesco Castellini – Da mercoledì 26 febbraio a domenica 1 marzo va in scena al teatro Morlacchi di Perugia “Tango del calcio di rigore”, con protagonista un grande Neri Marcoré, affiancato dagli ottimi Ugo Dighero, Rosanna Naddeo, Fabrizio Costella e Alessandro Pizzuto.
Drammaturgia e regia di Giorgio Gallione. Scene e costumi di Guido Fiorato. Luci curate da Aldo Mantovani e arrangiamenti musicali di Paolo Silvestri. Produzione Teatro Nazionale di Genova.
Lo spettacolo parte dalla finale dei Mondiali del 1978. Mentre si parla delle prodezze calcistiche, vengono dipinti gli orrori di quel tempo. Morte, tortura, desaparecidos, doping, corruzione.
Il 25 giugno all’Estadio Monumental di Buenos Aires l’Argentina deve vincere a tutti i costi contro l’Olanda. Seduto in tribuna c’è il generale Jorge Videla, che ha orchestrato il Mondiale come strumento di propaganda politica, affinché il mondo si dimentichi delle Madri di Plaza de Mayo.
Poco discosto dal dittatore, in tribuna, c’è Licio Gelli, il Venerabile della loggia massonica P2, suo amico personale. Un ex-bambino di allora, interpretato da Neri Marcorè, cerca di ricostruire il suo passato di appassionato di calcio. Rivivono così in palcoscenico le vicende di Alvaro Ortega, l’arbitro colombiano ucciso per aver commesso “l’errore” di annullare un goal all’Indipendente Medellin, la squadra dei trafficanti di cocaina, o di Francisco Valdes, capitano del Cile, costretto a segnare a porta vuota dai militari di Pinochet. Si rievoca così la “guerra del football”, combattuta nel 1969 tra Salvador e Honduras, e l’episodio del rigore più lungo della storia del calcio, di cui è stato protagonista suo malgrado l’anziano portiere dell’Estrella Polar, Gato Diaz.
Un affresco su calcio e potere in salsa sudamericana. Uno spettacolo tra mito e inchiesta, musica, favola e teatro civile.
Uno spettacolo ricco di sfaccettature, che sa intrattenere, divertire e far riflettere.
Grazie anche ad una narrazione ben articolata che prendendo spunto dal magico mondo del calcio, riesce a dipanare quella stravagante matassa di emozioni in ciò che può diventare se messo in mani improprie, vale a dire da gioco a fenomeno popolare trasformato in strumento di propaganda e di potere.
Tutti gli attori sono bravi a mettere in risalto le mille sfumature di questo “diamante” narrativo che muovendosi come un’onda sinusoidale tra ironico e malinconico, tra comico e tragico, riesce sempre a magnetizzare, incantare e suggestionare la platea intera.
«Rivivono così in palcoscenico le vicende di personaggi imprevedibili – analizza il regista – ad esempio il figlio del cowboy Butch Cassidy, appassionato di Hegel e arbitro, pistole alla mano, di un surreale campionato mondiale giocato in Patagonia nel 1942».
La cura della messa in scena è maniacale, denota l’attenzione fin nel minimo dettaglio. Addirittura le parti cantate hanno avuto uno studio finalizzato ad un risultato ottimale, che amalgama le cinque voci, generando un coro sensazionale.
“Tango del calcio di rigore” è dunque uno spettacolo forte, che mette sotto i riflettori un momento storico culturale mondiale tenuto fin troppo all’oscuro dai media. Una commedia potente e dal ritmo incalzante che arricchisce lo spettatore non solo per le nozioni storiche ma anche per la qualità del teatro messo in scena.