Riportiamo qui l’interessante analisi dell’insigne opinionista avvocato Giuseppe Caforio, pubblicata sulle colonne del Messaggero Umbria.
Lo storico direttore di Sviluppumbria Mauro Agostini ha rassegnato le dimissioni sbattondo la porta. Finisce un’era. La società finanziaria regionale, oltre a ricercarsi, se proprio necessario, un nuovo direttore, dovrà ripensare la propria mission.
Ovvero, viceversa, se non siano maturi i tempi per una sua messa in liquidazione con trasferimento del patrimonio e del personale alla Regione.
Quest’ultima, infatti, detiene il 92,3% del capitale sociale, mentre la restante parte è in capo alle due province e ad alcuni Comuni.
Oggi sotto il profilo giuridico la SpA è una società in house, sostanzialmente una longa manus dell’amministrazione regionale.
Pur di dar loro un senso e per mantenerle in vita, nel tempo si è cercato di attribuire a queste società nuove funzioni, come la gestione del patrimonio immobiliare regionale, o alcune attività legate alla promozione del turismo, nonché la gestione e dei fondi europei. Insomma, di tutto un po’ pur di garantirne la sopravvivenza.
Ed in effetti in Sviluppumbria lavorano oltre ottanta dipendenti a cui si aggiunge una pletora di collaboratori a vario titolo, per un costo annuale che supera i cinque milioni d’euro, ma si tratta di un vero ente autoreferenziale che in quaranta anni di vita non risulta abbia compiuto imprese da annoverare nella storia regionale, ma che anzi ha vissuto delle pagine grigioscuro, come le tristi e note vicende della Sase, la società che gestisce l’aeroporto di Sant’Egidio di cui è socia di maggioranza con oltre il 35%) delle quote.
Con la conclusione del rapporto di lavoro del direttore Agostini è giunto il momento di porsi il quesito se abbia ancora un senso mantenere in vita questa società in house o se non sia più logico, efficiente ed economico, liquidarla.
In un momento di forte criticità per la Regione Umbria relativamente alla disponibilità di varie aree, probabilmente disporre degli ottanta e passa dipendenti di Sviluppumbria da riallocare negli assessorati, potrebbe essere piuttosto utile.
Il tutto risponderebbe a quella necessaria razionalizzazione delle risorse regionali che nella logica della legge Madia e in quella più generale delle societa partecipate, porta a limitare l’utilizzo dello strumento societario e a incorporare all’interno dell’amministrazione regionale attività e funzioni in altri tempi delegate.
Tradotto in termini franchi, Sviluppumbria, fra pochissime luci e tanta ombra, ha concluso la sua ragion d’esistere e pertanto, ritenendosi che allo stato è sostanzialmente un ente autoreferenziale che vive soltanto per mantenersi, è giunto il momento di una sua incorporazione, previa liquidazione, all’interno della organizzazione amministrativa della Regione Umbria, dove il suo patrimonio e i suoi mezzi potranno meglio essere ottimizzati e resi funzionali agli interessi degli umbri.
Giuseppe Caforio