di Adriano Marinensi – Sostiene un vecchio proverbio che, per quanto riguarda taluni aspetti della vita, “tutto il mondo è paese”. Ci sono quindi problemi uguali in ogni luogo e molti in permanente attesa che vengano risolti.
Si può anche dire “tutta l’Umbria è paese” ? Si può tranquillamente dire. Prendiamo ad esempio la (eterna) questione delle buche sull’asfalto e degli attraversamenti pedonali sbiaditi o cancellati. Sia gli orifizi stradali, sia le “zebre” pallide e quelle rimaste senza il pigiama a righe, attentano alla integrità fisica dei cittadini. In molte parti del Codice della Strada (in seguito, C. d. S.) di incolumità e delle sue tutele si parla e quindi la ricerca della massima sicurezza deve fare da stella polare nella organizzazione del traffico, promiscuo e talvolta persino antagonista. Questo caposaldo lo ritroviamo sin dall’inizio del C. d. S., al Titolo I, art. 1, comma 1 che vale la pena ricordare a “chi di dovere”. Dice : “La sicurezza delle persone nella circolazione stradale, rientra tra le finalità primarie di ordine sociale ed economico dello Stato”. E’ altresì specificato l’obiettivo di “ridurre i costi economici, sociali e ambientali derivanti dal traffico veicolare, di migliorare il livello di qualità della vita dei cittadini”. E’ cosciente dunque il legislatore delle conseguenze che possono derivare dal caotico muoversi dei motori sul territorio, in termini di impatto sociale e umano, oltre che finanziario e ambientale. Su questo tema – in ambito locale – si è discusso molto, però siamo venuti a capo quasi di nulla.
Torniamo allora alle buche, alle “zebre” pallide e ai repentagli in palese attentato ai cittadini. Talvolta al limite della negligenza. Esiste una assoluta incompatibilità tra la buca e il ciclista; c’è ancor più marcata avversione tra attraversamenti, divenuti invisibili, e il pedone. Ne fa le spese anche il motorizzato, il quale, suo malgrado, può incorrere in seri grattacapi. Nell’insieme, si forma uno stato di incertezza, in netta dissonanza con lo spirito e le regole in vigore. A norma di legge, dicesi attraversamento pedonale “la parte della carreggiata, opportunamente segnalata, sulla quale i pedoni in transito godono della precedenza rispetto ai veicoli. E’ ovvio che pportunamente segnalata sia l’esatto contrario di quasi cancellata. E, se la parte della carreggiata non è ben segnalata, i pedoni non godono di sicuro. Semmai soffrono. Anzi, quasi sempre a loro si accappona la pelle, quando l’automobilastro frena all’ultimo istante oppure tira dritto, senza dare la precedenza. In siffatte occasioni, la percezione di certezza va a finire sotto i piedi e volano, almeno dalla bocca del quasi investito, epiteti di grana grossa e irripetibili. C’è in giro, una razza strana di motorizzato che se si muove da pedone ritiene di essere utente della strada con ogni diritto, poi però, appena sale in macchina, si trasforma e considera chi va a piedi un intralcio alla circolazione. E dimostra che l’aggressività al volante è un difetto ampio e pericoloso.
E’ naturale che il rischio per il pedone aumenti quando la “zebra” – si badi bene, segnale stradale a pieno titolo – risulti totalmente deteriorata. E la buca particolarmente profonda. In entrambi i casi, risulta palese l’incuria di chi ha il compito di mantenere efficiente la rete viaria e invece se ne impipa altamente (per non dire peggio). Sarà perciò il caso di leggere cosa sta scritto nel C. d. S. all’art. 14 : “Gli enti proprietari delle strade provvedono (si tratta quindi di un obbligo giuridico) – allo scopo di garantire la sicurezza (rieccola la stella polare !) – alla manutenzione delle stesse strade ed alla apposizione della segnaletica prescritta”. Se così stabiliscono le norme, perché il (signor) Comune mi fa la multa se non rispetto il divieto di sosta e, al contrario, lui, il (signor) Comune non provvede all’osservanza delle regole riguardanti la ordinaria manutenzione delle strade (le buche) e la corretta apposizione della segnaletica (le “zebre”) ? Se non appare bizzarro il parallelo, mi arrischio a scrivere che la buona amministrazione, così come la fede, si manifesta e si giudica nelle opere. Ergo, mettere la buca dinnanzi al pedalatore e l’attraversamento scolorito di fronte al pedone, creando ad entrambi forti “imbarazzi”, costituisce innegabile omissione d’atti d’ufficio e sciatteria politica. Insomma, si vola a bassa quota, seppure i problemi non siano di bassa lega.
Ordunque, in conclusione, una domanda: Qualora uno dei rari esemplari di cittadini che si muovono a piedi (e sovente mal gliene incoglie), venga investito sulle strisce che il conducente del veicolo, soprattutto di notte, non poteva vedere perché sbiadite; nel caso di siffatto sinistro, è possibile chiamare alla sbarra l' ente proprietario”, cioè, nella fattispecie in esame, il (signor) Comune, per farsi pagare i danni provocati dalla sua colpevole noncuranza ? Se tra i tre o quattro (al massimo) miei lettori, ci capitasse un esperto in materia, sappia che a tanti cittadini interesserebbe conoscere un parere giuridico al riguardo. Grazie.