Una donna che vuole abortire potrà farlo fino alla nona settimana e una volta assunto la pillola abortiva – la RU486 – potrà tornare a casa una manciata di minuti dopo aver assunto il farmaco, senza obbligo di ricovero in ospedale.
Così il ministro della Salute Roberto Speranza ha riscritto le linee guida della legge 194, tornata con forza alla ribalta nelle scorse settimana in seguito alla decisione della giunta regionale dell’Umbria, che con una delibera ha deciso di vietare l’aborto farmacologico in day hospital.
Come ricorda ilgiornale.it, per questa delibera la governatrice dell’Umbria Donatella Tesei (Lega) finì nell’occhio del ciclone, ma in realtà la presidente delle regione dell’Italia centrale non fece altro che applicare quelle che, fino a ieri, erano le linee guida del ministero della Salute, ovvero la somministrazione della RU 486 in ospedale.
Aborto, bufera sulla governatrice dell’Umbria: ma ha solo applicato la legge
Sul finire di giugno il titolare della Salute Speranza chiese allora un parere al Consiglio Superiore di Sanità circa l’interruzione volontaria di gravidanza con il noto metodo farmacologico; l’ultimo parere del Css sulle modalità di somministrazione della Ru486 era stato espresso nel 2010 e consigliava il ricovero lasciando però alle Regioni la possibilità di decidere sulle procedure.
Ecco, oggi la svolta.
“L’aborto farmacologico è sicuro, va fatto in day hospital, nelle strutture pubbliche e private convenzionate, e le donne possono tornare a casa mezz’ ora dopo aver assunto il medicinale”, si legge nella relazione del ministero della Salute. “Le evidenze scientifiche sono molto chiare: il consiglio di Sanità e le società di ginecologia e ostetricia hanno espresso un parere favorevole univoco. Queste nuove linee guida sono un passo avanti importante e rispettano pienamente il senso della legge 194, che è e resta una norma di civiltà del nostro Paese”, ha sottolineato Speranza.
Pillola abortiva, governo contro lo stop
Quindi, l’altra grossa novità: si potrà prendere la pillola per l’aborto fino alla nona settimana. Il limite dei 49 giorni si alza così a 63. Questo perché, si legge ancora nel report del dicastero, “non esistono evidenze scientifiche che sconsiglino la somministrazione del mifepristone alla nona settimana”.
Le nuove direttive, infine, spiegano quello che è l’iter da compiere in caso di aborto farmacologico: incontro con la paziente in consultorio e passaggio in ambulatorio; qui il personale è incaricato di spiegare la procedura e il funzionamento della pillola. Per quanto concerne l’ammissione, si legge che saranno escluse alcune tipologie di pazienti, come donne molto ansiose, con bassa soglia del dolore e le donne che vivono in condizioni igieniche precarie. Infine, trascorse due settimane dalla somministrazione della Ru486 la donna è convocata per una visita di controllo e una consulenza sulle modalità di contraccezione.