Un aumento di capitale per 390mila euro e la garanzia per due mutui per un totale di 400mila euro. Tutti soldi che la società Harel – con sede in Israele – non ha mai restituito alla società finanziaria della Regione, Geifin. E che adesso, il procuratore della Corte dei Conti, Antonio Giuseppone, chiede dietro alla società e ai suoi amministratori.
L’aumento di capitale di 390mila euro non restituito a Gepafin è tra l’altro al centro di un giudizio in sede civile: in primo grado la società è già stata condannata a risarcire, è pendente l’appello. Per i due mutui per 400mila euro concessi da Monte dei Paschi di Siena con la garanzia della partecipata della Regione, è stata restituita solo la prima rata. Insomma, per l’accusa «le somme portate in Israele sono state sottratte in maniera fraudolenta».
Si è svolta l’udienza dinanzi ai giudici contabili che dovranno decidere se condannarli al pagamento oppure no. Stando alla ricostruzione accusatoria, la società di israeliani avrebbe avuto accesso ai fondi Fesr, concretamente gestiti da Gepafin nel 2009 perché, come richiesto dai requisiti, aveva sede in Umbria, mentre invece non avrebbe mai adempiuto all’altra prerogativa fondamentale: cioè svolgere attività nel territorio regionale per cinque anni.
Di fatto, per la Procura, l’azienda non ha mai dato via alla commercializzazione di pannelli per l’edilizia come era invece previsto.
«Di fatto l’attività non è mai stata avviata e la responsabilità è la loro».
«Questo – ha detto il Procuratore in udienza – è un tipico caso di occultamento doloso del danno messo in evidenza dall’attività di guardia di finanza nell’aprile 2015».