Di Marina Sereni (*) Le nuove scosse di terremoto hanno cambiato il quadro, come è stato subito evidente alla Protezione Civile, al Commissario Errani, al Governo.
I presidenti di Regione e i sindaci sono di nuovo in prima fila per cercare di assistere adeguatamente gli sfollati, per aiutare gli agricoltori e gli allevatori, per far ripartire le aziende e sostenere gli operatori turistici che si sono trovati improvvisamente a dover fronteggiare la paura e i gravi danni dell'ultimo sisma.
Per l'Umbria il crollo di alcune chiese – l'Abbazia di Sant'Eutizio a Preci e la Basilica di San Benedetto a Norcia per citare le due più conosciute – rappresenta una ferita materiale oltre che simbolica gravissima. L'identità di queste aree dell'Appennino Centrale è legata indissolubilmente alla tradizione spirituale e religiosa delle nostre terre, al patrimonio culturale e artistico diffuso, al paesaggio e all'ambiente straordinari, alle attività artigianali e agricole tipiche.
La ricostruzione dunque non si potrà limitare solo agli edifici. Dovremo lavorare contemporaneamente alla tenuta dei legami comunitari, ai servizi sociali per le famiglie, alle infrastrutture tradizionali e innovative, al recupero della dimensione dei borghi, alla ripresa delle attività produttive, al rilancio della vocazione turistica di queste zone. Ricostruzione e rinascita del territorio vanno impostati insieme, non c'è un prima e un dopo.
Questa mattina come parlamentari del Partito Democratico ci siamo riuniti con il relatore del decreto Terremoto al Senato perché pensiamo sia necessario licenziare in tempi stretti il primo provvedimento del Governo mentre sappiamo che si sta già preparando un secondo decreto per far fronte alle difficoltà e ai danni provocati dalle ultime scosse. L'area maggiormente colpita, quella del cosiddetto cratere, è molto più ampia, le famiglie con l'abitazione inagibile sono aumentate di molte migliaia, l'esigenza di snellire le procedure per essere subito operativi nell'emergenza e nella post-emergenza è divenuta un imperativo. Del resto, per quanto riguarda i Beni culturali, il ministro Franceschini ne ha già parlato in questi giorni. Non si tratta di rinunciare alla trasparenza, necessaria per garantire l'imparzialità e la serietà degli interventi. Si tratta piuttosto di darci regole che diano alle autorità (e ai privati in alcune situazioni) la possibilità di agire tempestivamente: per mettere in salvaguardia i beni culturali danneggiati, per dare ricovero al bestiame, per offrire un alloggio temporaneo alle famiglie sfollate, per garantire il normale funzionamento delle scuole. Tutte azioni che richiedono ascolto e assunzione di responsabilità, confronto con le popolazioni interessate ma anche capacità di decisione. L'impianto del primo decreto è giusto, si può migliorare in alcuni punti: ad esempio valutando la possibilità di prevedere la sospensione dei tributi (la cosiddetta busta pesante) anche per i lavoratori dipendenti e consentendo di intervenire con le stesse modalità anche sulle seconde case danneggiate dal sisma del 97-98 in Umbria e nella Marche. Tuttavia è importante che esso venga approvato dal Parlamento in tempi rapidi e che possa poi essere coordinato con il secondo decreto in fase di elaborazione.
L'unità della politica e delle istituzioni in questo contesto e di fronte al dramma che ha colpito migliaia e migliaia di persone e famiglie è un dovere per tutti noi. Uniti per ricostruire, uniti per scongiurare lo spopolamento di un pezzo d'Italia bellissimo, uniti per ripartire.
(*)Vice presidente della Camera e parlamentare umbra umbra