La procura di Perugia indaga sulla morte dell’anziano di 87 anni che era stato infettato dal Covid-19 in un cluster che aveva interessato a fine 2020 il reparto di Neurochirurgia dell’ospedale di Perugia.
Proprio il fatto che il visus era stato contratto in un reparto dove le difese dovevano essere ancora più alte ha scosso in maniera particolare la famiglia dell’uomo di 87 anni, che in seguito a questi drammatici fatti ha sporto denuncia contro i medici del reparto.
La procura ha quindi aperto un fascicolo, disposto l’autopsia e tutti gli accertamenti necessari per capire se ci possano essere responsabilità per questo decesso avvenuto lo scorso gennaio.
Una positività e un decesso che fecero molto discutere e per cui intervenne anche la stessa Azienda ospedaliera, che in una nota aveva spiegato come «gli operatori positivi, tutti asintomatici, erano stati rintracciati grazie alla messa a regime di un rigoroso sistema di sorveglianza sanitaria con il quale tutti i 3.000 dipendenti dell’Azienda vengono sottoposti a test antigenico molecolare una volta alla settimana. Nei giorni precedenti si erano verificati altri casi nelle degenze di Neurochirurgia e Medicina Interna che si sono risolte con azioni mirate di contenimento della trasmissione”. “Nello specifico – ha spiegato l’Azienda ospedaliera – le misure che vengono intraprese dove sono rilevati dei cluster consistono nel tamponamento, non più settimanale ma quotidiano, di tutti gli operatori sanitari, pazienti e care giver presenti nella degenza e del conseguente trasferimento ed isolamento dei pazienti in altri reparti. Le iniziative che questa Azienda sta adottando devono essere accompagnate da comportamenti responsabili, da parte del personale e dai care giver autorizzati a stare vicino agli ammalati, sia dentro che fuori all’ospedale. All’interno delle strutture sanitarie di degenza sono stati ridotti i momenti di socialità durante le pause del lavoro e consentito l’accesso nelle aree comuni dei reparti ad una sola persona alla volta”.