Di Alberto Laganà
Bene l'indagine sulla provenienza delle olive molite in Umbria come in Italia di provenienza estera, ma perchè non si fa lo stesso con il vino, che conti alla mano viene spesso venduto neppure a metà prezzo del suo costo, ergo non è vino
ma chissà che cosa e nessuno si pone il problema di indagare. Eppure è un semplice esercizio di matematica: l'uva nella più rosea delle situazioni costa 50 centesimi, bottiglia, etichetta e tappo almeno altri 60 centesimi, lavorazione, costo della manodopera, tasse, trasporto incidono per un altro euro, 50 centesimi spettano a grossisti e rivenditori. A meno di 2 euro, due euro e 50 non esiste vino eppure viene venduto anchr ad un euro… Probabilmente i magistrati non bevono vino o c'è dell'altro! Ma torniamo all'olio, era notizia comune che già negli anni scorsi nel ternano c'era qualche molino che portava le olive da fuori e le spacciava per umbre.
Ma in definitiva non è poi un grande reato, se le olive sono italiane, ma nel caso sollevato da Guariniello sembra che la provenienza delle olive era estera; con il loro prezzo a 130 euro al quintale il costo dell'olio extravergine viene intorno agli 8 euro al chilo (7 al litro), poi ci sono le spese accessorie come abbiamo visto per il vino. Quindi come si può comprare un olio umbro ai prezzi che vediamo nei supermercati? Per concludere i magistrati dovrebbero ogni tanto andare a fare la spesa per rendersi conto di chi trucca la buona fede del consumatore fornendo etichette partorite da una fantasia fervida, ma ben lontana dalla realtà. Ma la colpa dei truffatori va divisa con i consumatori che chiedono sempre prezzi più bassi ed una qualità alta.