A seguito di quanto è stato affermato ieri sera nel corso della trasmissione “Chi l’ha visto?” a proposito del caso di Daniela Emilia Sanjuan, scomparsa- nel 2003 – da “Il Piccolo Carro” e del ritrovamento di alcuni reperti ossei avvenuto nel 2013 in un bosco nei paraggi della struttura che ospitava Danela e di recente attribuiti alla minore dalla Procura della Repubblica di Perugia, la Società Cooperativa Sociale – che ha sede legale a Bastia Umbra – ha inviato un documento con il quale replica alle accuse che sono state fatte nel corso della trasmissione.
“Nella puntata in questione – si legge nel documento – la conduttrice Federica Sciarelli ha accusato la Cooperativa, mostrando in diretta alcuni documenti comprovanti a suo dire l’illegalità della struttura, di non essere fornita di regolare autorizzazione al funzionamento e, per l’effetto, di avere cagionato la morte di Daniela. La verità è un’altra. Innanzitutto, i documenti mostrati in diretta sono relativi ad una struttura sita in Bettona (PG) risalenti all’anno 2002 quindi antecedenti all’ingresso di Daniela al Piccolo Carro, avvenuto in data 27 gennaio 2003. Daniela venne dimessa da un’altra struttura del territorio campano il 27 gennaio 2003 e lo stesso giorno fu collocata al Piccolo Carro su provvedimento del Tribunale per i Minorenni di Napoli. La mamma, Anna Malvone, purtroppo, non fu ritenuta idonea a svolgere le funzioni genitoriali e la mancanza della figura paterna rese necessario un ingresso in ambiente comunitario. La scelta della struttura fu demandata ai Servizi Sociali del Comune di Sant’Agnello con tanto di regolare delibera dirigenziale.
“La Cooperativa Piccolo Carro, che gestiva e gestisce tuttora diverse case di accoglienza, inserì Daniela presso la struttura denominata “L’isola che non c’è” sita in Ripa (PG), titolare di regolare autorizzazione al funzionamento rilasciata dal Comune di Perugia in data 3 aprile 2000 e a tutt’oggi autorizzata. La signora Malvone, dopo alcuni mesi di permanenza della figlia al Piccolo Carro, chiese che Daniela potesse fare un breve rientro temporaneo a casa, il quale venne concordato per il periodo 25 agosto – 1 settembre 2003. Anticipando ogni previsione, solo dopo 3 giorni, decise di riportarla in comunità per i continui diverbi fra madre e figlia che la stessa non riusciva a gestire. Dalla data del rientro al Piccolo Carro, avvenuto il 28 agosto 2003, la madre non ha più cercato la figlia per oltre un mese. Nella prima settimana del mese di ottobre 2003, Daniela fu trasferita presso la struttura residenziale denominata “La Ghianda” sita in Bettona (PG), anche questa regolarmente autorizzata al funzionamento dal Comune di Bettona in data 14 luglio 2003 e a tutt’oggi autorizzata. La sera del 23 ottobre 2003, appena fu dato l’allarme della scomparsa di Daniela, furono immediatamente avvisati i Carabinieri, la Polizia Ferroviaria e le autorità competenti, come previsto dalla legge, mentre tutto il personale disponibile della Cooperativa (oltre 15 persone) si mise volontariamente alla sua ricerca. La signora Malvone fu avvisata della fuga di Daniela la mattina del 24 ottobre 2003, ma si presentò presso la comunità solo 3 giorni dopo, non partecipando alle ricerche nella zona che si protrassero per diverso tempo.
“Il Piccolo Carro replica anche alle altre accuse di “Chi l’ha visto?” in merito all’allontanamento volontario di Daniela dalla comunità “La Ghianda”. La Cooperativa ribadisce che per legge le comunità di accoglienza per minori tendono “al reinserimento sociale offrendo protezione, assistenza ed insegnando a gestire la quotidianità; non possono pertanto svolgere la funzione di case di reclusione”. Le comunità non possono essere delle carceri e, per quanto opportunamente presidiate, possono occasionalmente presentarsi degli allontanamenti. Sin dal 1996, la Cooperativa Piccolo Carro gestisce diverse strutture residenziali adibite all’accoglienza (attualmente sono 5, tutte situate nel territorio perugino), nelle quali vengono collocati ragazzi in difficoltà su individuazione dei Servizi Sociali territoriali e su provvedimento dei vari Tribunali per i Minorenni dislocati nel territorio nazionale. In questi 20 anni di attività, la Cooperativa ha ospitato circa 700 ragazzi dagli 8 ai 21 anni, provenienti da tutta l’Italia, i quali hanno completato il percorso educativo e psicologico con pieno soddisfacimento da parte degli Enti committenti. La stessa ha all’attivo oltre 80 dipendenti e 20 collaborazioni con professionisti esterni; la retta pertanto è adeguata anche in funzione dei numerosi servizi offerti e della qualità delle strutture ospitanti.
Il Piccolo Carro è disponibile a fornire tutta la documentazione in merito nelle sedi opportune, rigettando, contestualmente, le false e tendenziose dichiarazioni rese a “Chi l’ha visto?” da ex dipendenti ed ex ospiti. A tutela dell’immagine della Cooperativa e, soprattutto, per assicurare la tranquillità e la salvaguardia dei programmi educativi e psicologici in corso per i ragazzi attualmente ospiti, la stessa si riserva di adire le vie legali. Da ultimo, ma non certo per importanza, il Piccolo Carro rinnova l’invito a Federica Sciarelli a visitare le proprie strutture per conoscere personalmente la vita delle comunità gestite dalla Cooperativa e le numerose attività offerte a supporto del recupero dei minori ospiti”.