Ci sarà ancora da aspettare per avere una risposta sulla scomparsa di Davide Pecorelli. I tempi del test del dna si sono allungati: ancora non sono arrivati in Italia i resti umani ritrovati nell’auto noleggiata a Puka, in Albania, sui quali verrà effettuata l’analisi confrontando il dna con quello del fratello Antonio.
Sul caso, che ha aperto a numerosi ipotesi e complicazioni, vige il massimo riserbo da parte delle autorità italiane e albanesi, le quali escludono una morte violenta e propendono per un evento accidentale. I magistrati perugini hanno invece aperto un fascicolo per omicidio colposo.
Il sindaco di San Giustino, Paolo Fratini, ha espresso massima preoccupazione per la vicenda, in attesa di un riscontro concreto.
Le autorità stanno passando al vaglio le attività economiche dell’imprenditore umbro per tentare di far ancora più chiarezza sul caso. Davide Pecorelli è il fondatore di uno dei negozi “Parrucchieri Milano” ed è principalmente conosciuto per essere stato un arbitro della sezione di Arezzo con un passato tra i professionisti: in serie C da arbitro e anche in serie A come quarto uomo.
Il 28 gennaio scorso sono stati affissi i sigili sull’attività gestita da Pecorelli a Sansepolcro.
IL CASO
Dell’imprenditore di San Giustino di 45 anni non si hanno più notizie dal 6 gennaio scorso. Il 3 gennaio era atterrato in Albania presso l’aeroporto di Rinas, dove ha noleggiato la Skoda Fabia che, appena tre giorni dopo, è stata ritrovata carbonizzata da un abitante del posto che ha allertato le Forze dell’ordine.
Il giorno della sua scomparsa, Davide Pecorelli si era tenuto in contatto con familiari e amici: a uno di questi ultimi aveva anche comunicato che sarebbe tornato in Italia il 10 gennaio.
L’allarme è scattato dopo diverse ore di irraggiungibilità da parte dell’imprenditore umbro.