Oltre 65 milioni stanziati dal 2010 ad oggi, ma giusto un terzo ne è stato impiegato con effetti tangibili. Opere concluse per soli 22 milioni. La Media valle e il Folignate sono ancora senza barriere idrauliche. Il rischio esondazioni mette in pericolo due comuni con una popolazione di 80 mila abitanti. Tevere e Topino, nella stagione delle piogge, fanno paura. Una parte degli abitati di Todi e Foligno non è ancora stata messa in sicurezza. Le rispettive opere idrauliche, argini e cassa di espansione, sono bloccate. Per una cifra che supera i 30 milioni di euro. Soldi partiti dal Ministero delle Infrastrutture e approdati Umbria. E’ quanto emerge dal report stilato dalla Regione. Di quei soldi ne sono stati investiti, per interventi conclusi, giusto un terzo. Gli altri finanziamenti (43 milioni) sono impegnati per “interventi in corso”, dice l’atto monitoraggio. Per la gran parte sono in stallo da lustri. Quasi trentadue milioni riguardano la seconda cassa di espansione sul Topino: “31.800.000 euro per la messa in sicurezza della città di Foligno, intervento attualmente fermo per mancati adempimenti urbanistici del Comune di Spello”, scrivono i tecnici regionali. Il dirigente del servizio Risorse idriche e rischio idraulico della Regione, Angelo Viterbo conferma che “a fronte di lavori conclusi sulle sponde del Tevere a Perugia e nel TernanoOrvietano, restano da completare la cassa di espansione sul Topino tra Spello e Foligno e l’argine a Tedi. Pratiche non concluse anche per i problemi causati dai vari comitati territoriali che non hanno condiviso le opere”. Se il nuovo sindaco di Spello, Moreno Landrini, non rilascia dichiarazioni in merito, emerge che della seconda cassa di espansione che serve per completare la messa in sicurezza di Foligno se ne parla dal 2004. A Tedi invece Antonino Ruggiano, primo cittadino, spiega come “già lo scorso anno di questi tempi la Regione, che è l’ente responsabile del progetto, ci aveva inviato una lettera in cui per problemi legati alla ricostruzione chiedevano se potevamo mettere a disposizione personale comunale per svolgere la pratica, gli abbiamo risposto che non disponiamo di ingegneri e che quindi eravamo impossibilitati. La settimana scorsa la Regione ci ha riscritto dicendo se confermavamo o meno la nostra posizione e se potevano procedere con l’argine. Risponderemo di sì”. Un anno perso in lettere e contro lettere. La vicenda dell’argine sul Tevere va avanti dall’alluvione del novembre 2012, da quando cioè tutto l’abitato di Pian di San Martino è finito sott’acqua per un giorno. Alcuni residenti sono stati salvati con gommone dei vigili del fuoco. Da allora il progetto è stato avversato dai cittadini: il monte di terra era troppo vicino alle case. I progetti sono diventati tre. Poi se ne è scelto uno. Ma è rimasto fermo per sette anni. Adesso servono i tecnici per fare i lavori. Sperando torni a piovere il più tardi possibile.
(Articolo tratto dal Corriere dell’Umbria)