Di Jacopo Bartoccini – Nell’articolo 32 della Costituzione della Repubblica Italiana la salute è indicata sia quale fondamentale diritto dell’individuo, che come interesse della collettività, garantendo cure gratuite agli indigenti. Ciò viene ribadito nell’ordinamento del servizio sanitario regionale Umbro con legge n°18 del 12 Novembre del 2012.
Questo significa che i diritti della persona, si trovano a dover condividere con la collettività le risorse economiche pubbliche e private volte a garantire l’effettività della loro tutela.
Quando applichiamo questa riflessione al sistema sanitario nazionale, è inevitabile che la pluralità di prestazioni che esso deve fornire quotidianamente, debba essere inserita all’interno di specifiche analisi di sostenibilità finanziaria dei costi complessivi delle terapie. L’interesse della collettività più stringente, si rivela essere quello di poter continuare ad avere accesso alle prestazioni sanitarie anche all’interno di un’economia generale, dove le risorse economiche dell’individuo sono limitate, e contemporaneamente la sanità pubblica è colpita da un costante aumento dei costi.
Pertanto la Medicina moderna si trova nella necessità di interrogarsi su come possa avvenire la tutela della salute di una persona che, individualmente, rischia di non poter accedere alle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale, perché esso non ha le risorse economiche necessarie per includere quel soggetto nel novero degli assistiti. Da un punto di vista degli economisti, la risposta più frequente è quella che bisogna risparmiare sugli sprechi, significando con questo termine, l’insieme delle prestazioni sanitarie che vengono erogate senza che vi sia un reale bisogno del destinatario di esse a riceverle. Questo tipo di approccio non è in grado di affrontare voci di spesa che soo aumentate perché è aumentato il fabbisogno legato al proliferare di alcune patologie spesso legate all’età avanzata.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la terza età comincia al compimento dei 65 anni di età. Nel 1900 in Italia la percentuale di popolazione con più di 65 anni di età era il 6% del totale. Nel 2000 tale percentuale è salita al 20%; cioè è più che triplicata.
Innanzi a dati di questo tipo, è necessario ripensare il concetto di collettività non solo come totalità dei cittadini di uno Stato, ma come insieme di gruppi locali che si organizzano per produrre i servizi dei quali saranno gli utenti, al fine di realizzare una rete assistenziale effettiva e finanziariamente sostenibile, perché non gravante sulle casse dello Stato. alle quali hanno diritto e alle quali rischiano altrimenti di dover rinunciare. Ciò è espressione del principio di sussidiarietà, per il quale se un ente inferiore è capace di svolgere bene un compito, l'ente superiore non deve intervenire, ma può eventualmente sostenerne l'azione.