Di Ciuenlai – La situazione delle province passa dal preoccupato al complicato. Anzi tra 5 giorni, se non si trovano le coperture per chiudere il bilancio, si arriverà dritti, dritti al disperato.
Il default è alle porte e il fallimento porta con se una serie micidiale di conseguenze che pagherebbero, in primis, i dipendenti di questi enti. Ad oggi non si sa quanti sono i soldi che mancano, quello che si sa è che chi dovrebbe metterli (la Regione) non sembra disporre della cifra necessaria. Lo dicono gli stessi dirigenti dell'ente da noi interpellati. Per la verità loro lo dicono da tempo.
Il combinato disposto, costo delle deleghe alle province e contributo concesso alle stesse per la loro gestione, ha fatto il resto. Per trasferire personale e competenze ci vogliono un bel mucchietto di euro. Quel mucchietto che, fino ad oggi, la Regione risparmiava, scaricando gli oneri sulle Province. L'assessore Bartolini spinge alla calma e ripete che l'opzione “esuberi zero” può essere realizzata nel giro di due anni. La Regione, sembra, conti di fare un'operazione simile a quella realizzata dalla Province, per far spazio ai nuovi dipendenti. E cioè dichiarare di avere esuberi di personale e mandare in pensione tutti quelli che avevano i requisiti pre – Fornero. Ma come si fa a dichiarare esuberi se la pianta organica cresce per via dei trasferimenti dagli enti intermedi e, soprattutto, si indicono concorsi per quasi 100 persone? Semplice, ci vuole un po' di tempo; quei due o tre anni che Bartolini chiede. Già ma nel frattempo chi paga?
Lo Stato non mette soldi, le Regioni nicchiano e le Province, avendo avuto un taglio del 50% sul costo del personale, possono reggere solo qualche mese. Sembra proprio che sia una strategia per arrivale al default, opzione che diminuirebbe i costi del personale e di tutta l'operazione. E il default è in linea anche con la tattica del prendere tempo, adottata a piene mani fino ad oggi. Il default va dichiarato infatti al Prefetto, che da a questi enti altri 20 giorni per sistemare la situazione, prima che arrivi il commissario. 20 giorni in attesa di un miracolo (Il Governo si fa carico del deficit, la Regione si decide di tagliare le sue spese e copre i presunti 30 milioni mancati alla chiusura dei bilanci e via sperando).
Intanto la situazione si fa sempre più difficile. Se, come promesso, qualcuno non si decide a pagare il costo del personale da trasferire , con annessi arretrati da gennaio, tra pochi mesi Perugia e Terni saranno come Crotone. Stipendi nisba. E parliamo solo degli stipendi all'osso, quelli senza salario accessorio, che in alcuni casi rappresenta un quarto del totale. Infine tutto questo complica anche il problemi degli esuberi e dei trasferimenti in altri enti. La Regione non ha ancora preso in carico nessuno. A quelli promessi da Palazzo Donini si devono aggiungere diverse decine di persone da dirottare su Comuni e Stato. Poi ci sono le vicende dei dipendenti dei centri per l'impiego e della polizia provinciale che sono tutte in alto mare.
Ed infine, se arriva il commissariamento i numeri potrebbero ancora cambiare in peggio. Per esempio, Perugia, pensando di poter utilizzare tutti i fondi per il personale a disposizione, aveva pensato ad una pianta organica di 508 persone, anche per diminuire il peso da scaricare sugli altri enti. Ma quelli strettamente necessari a gestire le attuali competenze sarebbero 417. I circa 90 “stradini” venuti dall' Anas dovrebbero quindi tornare alla Regione. E sempre lì torniamo! La storia è questa. Ed è la storia del più grande errore di ingegneria istituzionale compiuto in Italia, unito all'assoluta incapacità di gestirlo. Dovrebbe pagare chi l'ha inventato, invece lo paga chi l'ha subito.