Era attesa, ma ieri non si è vista, la lettera del Prefetto di Perugia, che dovrà imporre al consiglio comunale di approvare il piano di dissesto finanziario per i conti dell’Ente. Piano già calendarizzato in due diverse sedute e, ancora, non approvato.
Come si ricorderà cinque giorni fa la maggioranza ha disertato la seduta di consiglio comunale in cui si sarebbe dovuta discutere e votare la proposta di delibera di dissesto dell’ente guidato dal 2009 al 2019 dall’attuale presidente di Regione, Donatella Tesei, sindaco di Montefalco dal 2009 al 2019.
Al termine della seduta andata deserta, il vicepresidente del consiglio Roberto Micanti ha spedito via Pec una diffida all’amministrazione comunale, chiedendo sostanzialmente di procedere alla convocazione della capigruppo e del consiglio comunale «al fine di adottare le decisioni che verranno ritenute opportune e necessarie, nella consapevolezza delle rilevanti conseguenze che ricadrebbero in capo al Comune di Montefalco nella denegata ipotesi».
Sul disavanzo di bilancio a Montefalco la minoranza di centrosinistra punta tutto sulle carte bollate. Presentati due esposti in procura, uno del gruppo consigliare di opposizione (SiAmo Montefalco) e uno che avrebbe presentato lo stesso dirigente comunale (nuovo) alle attività finanziarie.
Oggetto: quattro determine dirigenziali mancanti, secondo il funzionario, ma indicate come “certificazioni” nella delibera sugli 11 milioni di residui del 2018.
“Delle due l’una: o è falso materiale perché le determine sono state fatte sparire, o è falso ideologico perché non c’erano propri. Tertium non datur”, sentenzia il consigliere d’opposizione Vincenzo Riommi.
Il sindaco Luigi Titta e la giunta comunale ribattono parlando di “strumentalizzazioni politiche” da parte di “esponenti dell’opposizione comunale e regionale”.
E di una “informazione fuorviante, fatta sommando elementi diversi tra di loro come sono i disavanzi passati già pianificati, i riaccertamenti, il ricalcolo del fondo di accantonamento”. Non manca il passaggio in cui si fa risalire il problema alla precedente giunta di centrosinistra. “Dobbiamo partire dal 2009”, scrive Titta, “quando la nuova amministrazione di Montefalco si trovò, oltre a dover fare importanti investimenti per la città, a coprire alcune centinaia di migliaia di euro di debiti fuori bilancio e a fare i conti con poste fiscali inevase”. Da lì fino al 2019 ci sono stati tre riaccertamenti con relativi passivi spalmati negli anni.
“Restano la rimanenza del 2015 pari a 1,2 milioni di euro, i 1,7 milioni di incremento del fondo di garanzia e i 1,3 milioni dell’ultimo riaccertamento dei residui e la cui somma dà 4,2 milioni. Ma parlare ad oggi di 4,2 mln di buco di bilancio a Montefalco senza spiegarne i passaggi stravolge i fatti al solo fine di fomentare polemiche”. Il sindaco conclude evidenziando come “le attività economiche a Montefalco in questi anni sono cresciute mentre in altre parti dell’Umbria crollavano”.
Sul presunto buco di bilancio a Montefalco, amministrato per dieci anni da Donatella Tesei, è intervenuto anche il leader della Lega Matteo Salvini, che a Perugia per inaugurare la nuova sede del partito, rispondendo ad una domanda di un giornalista ha tagliato corto, parlando di difficoltà economiche per tutti i Comuni d’Italia, ribadendo che in poche città è stato fatto “tanto come a Montefalco in merito a promozione turistica, del territorio e di cura della città. Un vero gioiello di bellezza e turismo”.
Fiammetta Modena, Senatrice di Forza Italia a proposito delle accuse alla Tesei dichiara quanto segue: “Montefalco, come tanti comuni, sopratutto sotto i 15.000 abitanti, ha affrontato una riarmonizzazione contabile, stretta tra le esigenze di investimenti e la mancanza cronica di risorse. Vogliamo giocare con le parole? Prego ma tanto i numeri quelli sono.
– la rimanenza del riaccertamento 2015 oggi pari a 1,2 ML di euro
– 1,7 ML di incremento del fondo di garanzia e di c.a
– 1,3 ML di euro derivanti dall’ultimo riaccertamento dei residui
Sono elementi che non si possono sommare, ma la sinistra lo fa e la somma dà 4,2 ML di euro e diventa “buco”. Ma solo a Montefalco. In tutti i comuni che erano governati in passato o sono governati oggi dal Pd sono criticità e accertamenti.
Ci sono però degli aspetti non accettabili da un punto di vista politico.
Il primo è paragonare Montefalco alla situazione di Di Girolamo a Terni. È come paragonare la fallimentare situazione ereditata per il Fondo di Monteluce al debito di Castiglion del Lago. Se i vari esponenti del Pd , che oggi si stracciano le vesti, avessero il senso delle proporzioni e un po’ di pudore non guasterebbe.
Dobbiamo anche registrare, consentite questo velo di ironia, che nonostante i vari esponenti del Partito democratico parlino tutti i giorni di rinnovamento e i giovani leoni sgomitino a suon di social, alla fine le fila le tira l’assessore al Bilancio regionale dell’era pre-Marini.
Ho anche letto che si parla di comportamento responsabile della opposizione Pd: non scordiamoci che sarebbero al Governo del Paese e hanno i cordoni della borsa. Invece di starnazzare sul bilancio di Montefalco, diano un’occhiata alla bozza del decreto agosto. Gli enti locali e i comuni sotto i 15.000 in particolare hanno necessità di risorse e quelle individuate non bastano. Vogliamo finire a fare la guerra dei buchi di bilancio? O vogliamo occuparci dei servizi ai cittadini?”.