Francesco Benincasa, 20 anni, figlio di Luca Benincasa, ucciso quando il ragazzo aveva due anni, segue le orme del padre poliziotto e diventa a sua volta agente. Un momento di grande commozione quello vissuto alla questura di Perugia.
Luca Benincasa morì il 22 marzo del 2002, quando suo figlio aveva due anni. Dei rapinatori gli spararono dopo una rapina in banca, sul raccordo autostradale Perugia-Bettolle. L’agente era in servizio con un collega, che fu salvato in ospedale. Benincasa era impegnato nel controllo del traffico sul raccordo quando appunto si imbattè nell’auto in fuga dei rapinatori, da cui furono esplosi vari colpi.
Le sue condizioni risultarono essere gravissime fin da subito, colpito da due proiettili alla testa: clinicamente morto. Benincasa aveva 28 anni. Il suo collega, Lamberto Crescentini, di 55 anni, anch’egli ferito dai colpi di arma da fuoco se la cavò dopo una lunga convalescenza.
I due poliziotti stavano inseguendo un taxi sul tratto di strada tra Magione e Perugia all’altezza di Ellera di Corciano perché aveva superato i limiti di velocità. Quando lo hanno raggiunto, chi era bordo, quattro persone, aprirono il fuoco senza esitare. Nessuno aveva segnalato il furto di un’auto di quel tipo, gli agenti furono colti di sorpresa. I killer in primo momento riuscirono a scappare rubando altre tre auto e abbandonandole.
I quattro vennero poi arrestati qualche giorno dopo dalla Squadra Mobile di Perugia, in collaborazione con quella di Roma.
Poi, a venti mesi dalla sparatoria, la giustizia chiuse il conto con i killer. I quattro banditi furono tutti condannati.
Ergastolo per Walter Bucciarelli, romano di 40 anni, l’uomo che esplose il colpo di pistola mortale, 30 anni di reclusione per Roberto Giuliani, 40 anni, di Frosinone, e a Innocenzo Pacelli, 26 anni di Viterbo, perché complici, ma non autori materiali del delitto; 12 anni per Marco Silvestri, il tassista che il 22 marzo del 2002 trasportava il commando che aveva appena rapinato una banca a Camucia, in Toscana.
A pronunciare le condanne fu il gip Marina De Robertis al termine del processo, con il rito abbreviato. Gli imputati rispondevano tutti degli stessi reati: omicidio, tentato omicidio, rapina, porto illegale di armi comuni e da guerra e furto delle due auto utilizzate per il colpo e nella successiva fuga.
Fu condannato a otto anni di carcere anche Bruno Costantini, accusato di favoreggiamento e ricettazione per avere ricevuto da Bucciarelli poco meno di 3 mila euro provento della rapina a Camucia di Cortona.
Il giudice assegnò una provvisionale di 500mila euro alla vedova e al figlio di Benincasa, assistiti dagli avvocati Stelio Zaganelli e Cristian Brutti; 340mila euro all’ispettore Crescentini. Gli imputati furono difesi dagli avvocati Gian Antonio Minghelli, Maurizio Frasacco, Pasquale Ciampa, Massimo Biffa e Daniela De Zordo.
E la storia arriva a oggi. La questura di Perugia ha undici nuovi agenti assegnati dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza. Tra loro, anche il ventenne Francesco, che ha scelto lo stesso mestiere del padre. A Luca Benincasa era stata assegnata, negli anni scorsi, la medaglia d’oro al valore civile.