Di Gino Goti – Come “Pro Ponte”, associazione che da circa 40 anni opera a Ponte San Giovanni, la realtà più popolosa del territorio comunale di Perugia, avremmo voluto esaltare l’impresa musicale che Franco Rujan, in arte Blind, ha compiuto nella celebre trasmissione telvisiva “X Factor”, auspicando di vederlo arrivare fino alla vittoria finale. Per carità, gli auguri restano, però a nome di gran parte della popolazione residente in quella che è molto più di una semplice frazione è d’obbligo stigmatizzare le parole del “trapper” nativo proprio del “Ponte” che lo ha appellato “postaccio” e “carcere”. Definizioni, tra l’altro, arrivate a stretto giro dalla frase detta in tutt’altro ambito dal sindaco di Benevento, Clemente Mastella, secondo il quale “Napoli non è Perugia”. Parole dette quasi con disprezzo, pur comprendendo la difficile adolescenza di Blind dalla quale sembra esserne uscito a testa alta, che hanno suscitato sorpresa e indignazione nel capoluogo regionale umbro e soprattutto nella città dei Velimna, nobile famiglia etrusca che ha inciso sulla storia.
Già, i Velimna. Che questo ragazzo un po’ fuori dalle righe non sappia né di chi si sta parlando né di tutto il patrimonio artistico e culturale, oltre che sociale e industriale, che insiste su Ponte San Giovanni ci può anche stare. Ma che in un articolo giornalistico pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” un uomo di cultura – curriculum alla mano – come Tommaso Montanari accetti di riportare tali esternazioni, beh, decisamente non gli fa onore. E fa insinuare, se a dir la verità ce ne fosse ancora bisogno, che tutti coloro che ruotano intorno ad un individuo destinato per fini economici e commerciali a diventare un personaggio, in maniera del tutto artata non si sono fatti scrupoli a disegnare realtà di convenienza e screditare un’intera comunità. Poco conta se gli aggettivi usati da Blind siano stati partoriti dal cantante o da un autore o un produttore votato al sensazionalismo; poco importa chi li ha avallati e poi ripresi (appunto, Montanari): il fatto grave è che basti un decimo di secondo per infangare un territorio che invece è molto altro rispetto ad una pur negativa esperienza personale.
E non è questione di vocabolario, perché lo Zingarelli definisce estrema periferia “luogo o parte intorno a un centro; parte esterna più lontana dal centro della città”, ma non per questo abbandonata o automaticamente identificabile a un Bronx. E’ questione invece di costruire verità che dette da un ragazzo che avrà sicuramente sofferto diventano però oro colato; di ignorare fatti storici, tessuti socio-culturali, attività di una comunità aperta e operosa; di fornire un’immagine distorta a proprio uso e consumo.
L’associazione scrivente, di conseguenza, si ritiene in diritto di ricordare a Blind, Montanari, autori del programma e soloni della tv o della comunicazione che rischiano di farle diventare spazzatura che questo “postaccio” già un popolo come gli Etruschi lo elesse a residenza di cui restano testimonianze con uno dei più ricchi ipogei e di zone archeologiche interessanti e i cui scavi hanno messo in luce non solo tombe ma anche ricchezze di arredo, di gioielli, di opere d’arte segno di una civiltà progredita e prosperosa. Che accanto a questi tesori ce ne sono altri di natura anche più importante quali la solidarietà, l’integrazione, la laboriosità, l’associazionismo con oltre cinquanta realtà sportive, ricreative, culturali, sociali, sanitarie, gruppi musicali, gruppi di danza, un tessuto industriale e artigianale che dà lavoro e benessere. Per qualcuno che denigra e rifugge questo territorio, ci sono tante altre persone volontarie e appassionate impegnate a creare comunità e risolvere problemi. Che certamente non mancano, dalle buche in strada ai rami pericolanti, dall’erba che cresce in abbondanza ai tombini chiusi, dal degrado dei “palazzoni dormitorio” alla cementificazione selvaggia, fino a una viabilità al collasso e soprattutto a spaccio e delinquenza. Ma esattamente come in tutte le città d’Italia e del mondo. Sì, città, perché Ponte San Giovanni in fondo non è la periferia di Perugia, ma con i suoi 20.000 abitanti ha regolarmente le proprie manifestazioni sportive, musicali, artistiche, culturali di risonanza anche nazionale. Ha i suoi figli illustri divenuti personaggi del mondo dell’arte, della cultura, del sociale, dell’economia, dell’industria, dello spettacolo, del giornalismo. Ha i suoi rapporti (talvolta, si perdoni la presunzione, ha anche la sua influenza) con le istituzioni tanto da sollecitare interventi per la soluzione dei vari problemi; ha le sue occasioni per intervenire direttamente e mettersi al fianco d chi opera, di chi agisce, di chi vuole che il territorio in cui si vive abbia tutti i requisiti di abitabilità e coesione sociale.
Ci dispiace che tutto questo microcosmo abbia rappresentato un “carcere” per Blind, ma siamo pronti a invitarlo, insieme al dottor Montanari (che dovrebbe comunque conoscere le preziosità di un sito etrusco noto in tutto il mondo) e a quanti sono dietro questa falsa rappresentazione di Ponte San Giovanni, per conoscere tutto quello che ignorano e che è stato qui descritto. Compatibilmente con i rispettivi impegni, sarebbe bello che potessero incontrare il paese, avvicinare persone e magari organizzare un tour in quei posti che sembrano dannati.
La “Pro Ponte, in pieno spirito di amicizia, è pronta a far conoscere le bellezze e le peculiarità di Ponte San Giovanni. Basta solo un cenno d’intesa.