Il senatore Simone Pillon, commissario della Lega di Perugia interviene sul tema “interruzioni di gravidanza fai da te” con la seguente nota che riceviamo e pubblichiamo. “Questa mattina la quarta commissione del consiglio comunale di Perugia ha respinto una mozione del Pd volta a diffondere la pillola per l’aborto a domicilio. In un momento tanto difficile per il Paese, in cui ci troviamo a piangere quotidianamente centinaia di morti per la pandemia, i piddini avrebbero potuto, per una volta, schierarsi con la vita e chiedere di finanziare i consultori come previsto dall’art. 5 della legge 194, così da mettere a disposizione sostanziosi aiuti – anche economici – alle donne con gravidanze in situazioni difficili. Credo che tutte le forze politiche avrebbero convenuto. Invece, su ordine dei livelli nazionali del partito, anche a Perugia i dem hanno chiesto di lasciare le donne sole, chiuse in bagno ad abortire, a rischio della propria salute. Bene ha fatto dunque il consiglio comunale a respingere questa follia”.
In sostanza, riscontrando difficoltà nel potersi recare in ospedale per interrompere volontariamente la gravidanza, una certa sinistra (che va dalla Boldrini a Saviano) propone di somministrare a domicilio la pillola abortiva ru486, anche fino alla nona settimana di gravidanza. Negando di fatto la pericolosità di tale farmaco, in grado di presentare diversi rischi per la salute delle donne, tanto da essere somministrato in regime di day hospital nei nosocomi italiani.
Mai come adesso, invece, lo Stato dovrebbe fornire supporto alle donne, potenziando i consultori, sostenendo i Centri di Aiuto alla Vita, affinché le stesse vengano poste nella condizione di poter scegliere il diritto alla vita e ricevere tutto l’aiuto necessario.
Così prescrive, infatti, la prima parte della legge 194 del 1978, contenente misure a tutela della maternità e alla promozione di pratiche volte a disincentivare l’interruzione di gravidanza.