Il Mandino – E' partita la cosiddetta rivoluzione dei trasporti di Perugia, lato Università.
Pronti via e, com'è tradizione , giù proteste di cittadini, studenti e commercianti, che denunciano disagi, disservizi e cose varie. Qualche giorno e poi tutto si aggiusta e tutto si assesta, ma il principale problema del trasporto urbano del capoluogo resta e si chiama rete. Non è spostare un capolinea da un posto ad un altro o mettere bus più consoni ai vicoli del centro che cambia le cose.
La rete urbana di Perugia è paradossalmente fatta di tante linee extraurbane per concezione e lunghezza. La P (Resina – Fontivegge) e la Q ( Balanzano – Montegrillo)) percorrono circa una quarantina di km da un capolinea all'altro, la B (Carcere di Capanne, Ospedale, San Marco) una cinquantina e la E (S.Enea, S. M. Rossa, San Marco) Addirittura 60. Se fate un giretto andata e ritorno avete percorso quasi la distanza necessaria ad andare a Roma Nord, mettendoci il triplo del tempo. Perchè i percorsi, oltre che lunghi, sono tortuosi . Un esempio per tutti ; Da Piazza Italia al “Silvestrini” ci vuole un'ora, come un volo Roma – Milano.
Da qui le incongruenze di orario, segnalate da questo giornale più volte, che portano anticipi e ritardi nei passaggi di molti, troppi minuti, con il fenomeno dei bus attaccati l'uno dietro l'altro nelle ore di punta, che causano il massimo del disservizio. Concludendo, occorre mettere mano alla rete non ai capolinea.