L’acropoli perugina si avvia alla sua fine. Spogliata di qualsiasi tipo di attrazione; con la fuga di attività commerciiali di richiamo, ora è in procinto di subire l’ultimo colpo mortale. Il prestigioso Caffè di Perugia che si trova nella centralissima via Mazzini, è in procinto di chiudere i battenti. Creato anni fa dall’industriale Servadio, con un programma interessante, aveva subito una prima chiusura a causa delle difficoltà di gestione. Era stato riaperto per la volontà di una cordata di perugini. Adesso però è ancora vicino alla chiusura.
C’è da chiedersi se Palazzo dei Priori è consapevole di questa situazione. Poco alla volta l’acropoli è stata impoverita di esercizi commerciali di richiamo e lasciata morire d’inedia. Ora i punti d’attrazione per i perugini sono rappresentati dai centri commerciali che vivono e prosperano nell’estrema periferia cittadina. Loro hanno le attrazioni, il centro no. In centro c’è il vuoto e la desolazione. A sconsigliare ai perugini una passeggiata in corso Vannucci c’ è anche la pesantezza del costo dei parcheggi delle auto. E c’è pure l’orario di chiusura delle corse del Minimetrò che sconsiglia ai più volenterosi una capatina in centro.
L’acropoli non vive; non propone svaghi; è morta. Palazzo dei Priori potrebbe pensare a rianimare Corso Vannucci, piazza IV Novembre, Piazza Italia chiamando a Perugia (magari ospitandoli) quegli artisti di strada che si esibiscono da soli o con piccoli complessi ricevendo applausi e monete. Tra questi artisti di strada ci sono anche giocolieri e mangiafuoco che sono apprezzati da un certo pubblico, soprattutto dai bambini. L’attrazione del centro deve essere continua e non limitata a episodi, anche interessanti, che portano del pubblico in centro per poche ore o per qualche giorno. Bisogna muoversi perché l’acropoli dall’attuale sonno passerebbe presto alla morte.