Svariate opere d’arte contraffatte, per un giro d’affari multimilionario, sarebbero state immesse nei canali del mercato dell’arte contemporanea. Secondo la Procura della Repubblica di Roma dietro a questo business ci sarebbe la Fondazione Archivio Gino De Dominicis di Roma, presieduta da Vittorio Sgarbi e composta da importanti galleristi ed esperti d’arte.
Su disposizione della Procura, i Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale hanno sequestrato oltre 250 opere contraffatte (30 milioni di euro è il controvalore stimato) e del materiale usato, appunto, per la falsificazione delle stesse.
Sono 23 gli indagati, due di essi ai domiciliari, e tra questi il nome cha fa più rumore è quello di Vittorio Sgarbi.
Dal canto suo il critico d’arte afferma con forza che si tratta “di una bufala, una assurda caccia alle streghe” – nata, prosegue Sgarbi in una intervista rilasciata a Il Messaggero – “per l’invidia dell’avvocato Tomassoni, che fu molto amico di De Dominicis e si ritiene unico titolare dei suoi quadri […]”.
Sta di fatto che l’indagine della Procura di Roma, durata tre anni, ha portato all’acquisizione di conversazioni compromettenti e di filmati in cui si vedono i falsari al “lavoro” e critici d’arte, incluso Sgarbi, apporre le proprie firme di autenticazione senza nemmeno esaminare le opere.