di Francesco Castellini – Oggi 25 Aprile si celebra il giorno della Liberazione dal nazi-fascismo.
Purtroppo tale ricorrenza è diventata una data “divisiva”, che le ha impedito di elevarsi a momento di pacificazione tra gli eredi e i posteri del fascismo e dell’antifascismo.
Ma visto che i morti innocenti agli occhi della Storia sono tutti uguali, ci si chiede quale sentimento patriottico possano emanare gli eredi di quel partito comunista che si rese protagonista di altrettante pratiche epurative e assassinii di massa, perpetrati ciecamente nell’asservimento ideologico allo stalinismo, nella sua massima espressione di negazione della libertà e della democrazia?
Per carità non si vuole minimizzare il valore della conquista democratica che rappresenta la radice da cui è germogliato il godimento della libertà per il merito preminente degli anglo-americani e dell’adesione al Patto Atlantico, piuttosto si vuol mettere in discussione semmai l’appropriazione indebita della data simbolica di “pace” e “libertà” da parte di una sola “cultura”, che poi è quella che si dimostrò subalterna al regime sovietico, fino al punto di sentirsi in diritto di monopolizzare l’abuso celebrativo di una data simbolo, senza averne né merito né diritto.
L’Anpi, che il governo ha autorizzato a “violare” la quarantena, riconoscendogli un privilegio escluso a milioni di cittadini a cui è stata negata l’Eucarestia il giorno di Pasqua e altri migliaia non hanno potuto concedere l’estremo saluto ai propri cari periti per mano del virus cinese, ancora oggi manifesta pulsione negazioniste sulle Foibe e sugli atroci crimini compiuti dai partigiani a guerra conclusa contro i fascisti o presunti tali e gli antifascisti non comunisti.
Ma questi sono solo alcuni dei tanti episodi di follia assassina, feroce e impunita, che a certi cultori della libertà a senso unico non piace affatto ricordare e quantomai citare.
E allora vogliamo parlare di Stalin?
Stalin (assieme a Mao) è senza dubbio il più grande criminale della Storia. È stato a capo dell’Unione Sovietica dal 1924 a 1953 anno della sua morte. Ha governato con estrema durezza, sulle orme tracciate da un altro massacratore di popolo, il suo predecessore Lenin.
Stalin ha utilizzato qualsiasi metodo nel perseguire i suoi scopi.
Non ha avuto scrupoli nel servirsi di omicidi politici, di processi farsa, e nell’ordinare la deportazione di milioni di persone.
Stalin è arrivato al punto di favorire e indurre l’insorgere di carestie per avere la meglio sui contadini ucraini.
E sempre lui, ha deliberatamente sterminato milioni di persone per il solo fatto di appartenere a un gruppo sociale o a una etnia considerata ostile al regime comunista.
Sotto il suo regime si è vissuto un vero e proprio terrore: bastava una parola o uno sguardo per essere accusati (e condannati, ovviamente) di attività anticomunista. Un enorme apparato di polizia politica incombeva in ogni ambito della società e poteva contare uno spropositato numero di delatori. Tutti erano incoraggiati alla delazione, che veniva premiata. La mancata delazione era considerata un crimine.
Mentre milioni di persone vivevano nell’incubo dell’arresto e della deportazione nei Gulag, paradossalmente erano proprio i criminali comuni (ladri, scassinatori, assassini) a poter stare tranquilli. La polizia era estremamente lassista nei loro confronti. Se qualche criminale comune veniva catturato rischiava pochissimo: un rapinatore o un assassino potevano anche cavarsela con un anno di galera (e un’abbondante riduzione di pena). Perché? Perché secondo l’ideologia marxista leninista “la proprietà è un furto”. Lo stesso valeva nei confronti di chi si macchiava di fatti di sangue nei confronti di chi aveva la colpa di appartenere a una classe “nemica”: preti, fedeli, funzionari e tecnici del precedente regime.
Si poteva finire in Siberia per 10 anni (con ben poche possibilità di tornare) se si rubava da una fabbrica di vestiti un rocchetto per rammendarsi gli abiti.
Solo in Ucraina Stalin fece 7 milioni di morti. Più di Hitler. Ma nessuno ne parla.
Che questo giorno della liberazione allora sia anche un momento di riflessione per rendere omaggio a tutte le vittime innocenti della Storia.