Dopo sette anni dall’inizio dei fatti, si chiude il processo che ha visto coinvolta in prima persona la diocesi nella compravendita del Castello di San Girolamo a Narni.
Tutti i sei imputati per truffa (il notaio Gian Luca Pasqualini, il dirigente del Comune di Narni Antonio Zitti, Luca Galletti, ex direttore dell’ufficio tecnico della diocesi, l’ex sindaco di Narni Stefano Bigaroni, l’ex economo diocesano Paolo Zappelli e la dirigente del Comune di Narni Alessia Almadori) sono stati assolti perché il fatto, secondo la sentenza del tribunale, non sussiste.
“Siamo molto soddisfatti per un esito che non poteva non essere questo – ha dichiarato il legale di Paolo Zappelli, Luca Maori -. L’istruttoria dibattimentale ha portato prove a favore della difesa e non certo dell’accusa.
Resta l’amarezza, perché persone come Zitti e Zappelli sono state in carcere e ai domiciliari assolutamente per niente. La sentenza d’assoluzione in modo pieno conferma che gli imputati non hanno fatto niente e che questa vicenda non si sa per quale motivo sia stata scatenata”.
Maori ha richiesto inoltre il risarcimento per i danni subiti dai suoi assistiti.
I FATTI
Nel 2011 l’immobile era stato ceduto dal Comune per un milione e 760 mila euro.
Il castello è stato in seguito acquistato da Sim, Società iniziative immobiliari” (700 mila euro), Diocesi di Terni (900 mila euro) e Ente seminario vescovile di Narni (160 mila euro).
La Sim, proprietà di persone con incarichi nella diocesi e risultati essere al centro di molte società e operazioni immobiliari, avrebbe dovuto trasformare il castello in un albergo, ma non ci sono stati più progetti depositati in tal senso.
Le indagini hanno portato sette anni fa a tre arresti e a 14 indagati. Gli imputati, secondo l’accusa, non avrebbero pagato nessuna somma per l’acquisto del Castello, ma anzi, sarebbero stati in procinto di rivenderlo per 6 milioni di euro.