Continua l’emorragia di imprese artigiane ed esercizi pubblici. I dati elaborati dalla Cgia di Mestre fotografano una realtà impressionante, l’Umbria in 10 anni ha perso oltre il 15 per cento di attività.
L’Umbria, dopo Sardegna e Abruzzo, è la terza regione d’Italia ad aver perso di più. Nel 2009 le attività di settore erano 24.327, nel 2017 sono arrivate a quota 20.940, mentre l’anno scorso ancora un altro calo fino a scendere a 20.594.
Un valore di gran lunga superiore alla media nazionale di dieci anni di confronti che si attesta sull’11,3 per cento.
La Cgia ha poi fatto un elenco di vecchi mestieri in via di estinzione: si va dall’arrotino al barbiere, dal calzolaio al casaro, dal canestraio al ceraio, dal cocciaio al cordaio, dal corniciaio fino addirittura al fotografo.
A questa moria si aggiunge quella legata a ristoranti, bar, catering, enoteche, gelaterie e pasticcerie che, secondo l’ultimo rapporto della FipeConfcommercio, sono scese del 5,5 per cento.