Ne è passato di tempo da quell'agosto 1999, quando Dario Fo portò in piazza Grande a Gubbio il suo testo teatrale “Lu Santo Jullare Françesco”. Un ritratto inedito del Santo che è considerato uno de più straordinari innovatori del pensiero cristiano, per parlarci dei grandi temi che attraversano la società contemporanea.
Nei prossimi giorni si accenderanno di nuovo i riflettori del palcoscenico sullo spettacolo del premio Nobel, portato in scena dall'attore e regista Mario Pirovano. Appuntamento aperto a tutti e fissato per sabato 20 agosto, alle ore 21, nel Chiostro maggiore del Convento di San Pietro.
“Lu Santo Jullare Françesco” è un monologo in cui prende vita un'intera serie di personaggi dell'Italia medievale: Papi e cardinali, soldati sui campi di battaglia, contadini e venditori al mercato, monaci e cavapietre. La realtà storica e la tradizione popolare si intrecciano nel ripercorrere alcuni dei momenti più significativi della vita di Francesco d'Assisi: la richiesta di approvazione della regola a papa Innocenzo III, la predica agli uccelli, l'incontro con il lupo di Gubbio, la malattia agli occhi…
Lavorando su leggende popolari, su testi canonici del Trecento e su documenti emersi negli ultimi cinquant'anni, Dario Fo elabora un'immagine non agiografica di san Francesco: spogliato dal mito, ritroviamo un personaggio provocatorio, coerente, coraggioso, ironico.
Del resto era lo stesso Francesco a definirsi “jullare di Dio”, e questo proprio negli anni in cui l'imperatore Federico II promulgava un editto contro i “joculatores” considerandoli buffoni osceni! Dice Fo: “Della giullarata Francesco conosceva la tecnica, il mestiere e le regole assolute. Non teneva mai prediche secondo la convenzione ecclesiastica, anzi, rifiutava l'andamento del sermone. Sappiamo pure che cantava, recitava, si muoveva con tutto il corpo, braccia, gambe, piedi, suscitando divertimento ma anche commozione fra i presenti…”
Ne è esempio la famosa “concione di Bologna”. Nel 1222 il Santo, invitato a tenere un'orazione sulla guerra di nuovo esplosa contro gli imolesi, si rivolge ai presenti con la classica “provocazione a rovescio” dei giullari, cosicché esalta la guerra e condanna la pace. L'effetto è immediato, tanto che il popolo chiede a gran voce la pace che verrà firmata di lì a breve. Il carattere dirompente della provocazione di Francesco risalta anche nella scena dell'incontro con il Papa, quando chiede di ritornare al messaggio del Vangelo al di là di ogni ipocrisia; come pure quando decide di parlare al lupo dimostrando di non temere il diverso, il “nemico”.
La pace, la guerra, l'amore per la natura, lo spirito di fratellanza tra gli uomini, il dolore e la gioia, la ricchezza e l'umiltà… temi di ieri e di oggi in uno spettacolo che diverte, commuove e provoca. Mario Pirovano da anni porta sulle scene questo ed altri testi di Dario Fo. Nel 2009 ha pubblicato – con la casa editrice BeautifulBooks – anche la traduzione in lingua inglese dello spettacolo, con il titolo “Francis the Holy Jester”.
Con l'iniziativa “Francesco di Gubbio”, l' associazione Area Promo continua a promuovere momenti di approfondimento e di intrattenimento dedicati al Santo della pace e della riconciliazione. Questo, innanzitutto, perché il Poverello – spogliandosi delle ricchezze della sua famiglia – decise di venire proprio a Gubbio, città che nel 1206-1207 lo accolse subito. Poi, perché nella “Città di Pietra” ha vestito per la prima volta il suo saio di stoffa grezza. Perché il Vescovo di allora – intuendone il messaggio rivoluzionario e allo stesso tempo la radicalità evangelica – lo ha subito autorizzato a predicare pubblicamente. E ancora, la creazione di una fraternità francescana fin dal 1213, l'opera di carità tra i lebbrosi del lazzaretto e, infine, l'incontro con il feroce Lupo di Gubbio e la pacificazione tra l'animale e gli eugubini.