Di Alberto Laganà – Ieri siamo stati facili profeti nel predire che nell’occhio del ciclone sarebbe finito anche il vice presidente del Csm Ermini, uomo del Pd vicino a Lotti, braccio destro di Renzi, e il cerchio si chiude.
I magistrati di Perugia hanno sulle spalle un peso mediatico enorme e tutta l’attenzione dell’opinione pubblica, perché è ormai chiaro che la magistratura vive momenti difficilissimi a causa delle commistioni con la politica ed anche il malaffare.
Ad aggiungere legna al fuoco delle contestazioni, anche fortissime dei magistrati onesti e non coinvolti, arriva una nota dura che sconfessa il presidente dell’associazione magistrati Pasquale Galasso che aveva cercato di sminuire la gravità degli eventi che si stanno succedendo in questi giorni.
In particolare i giudici di Milano hanno sparato ad alzo zero sia sulle manchevolezze dell’Anm ma anche sul fatto che tutti gli indagati si devono dimettere senza se e senza ma.
Le carte di Perugia sono arrivate solo al consiglio direttivo del Csm ed è questo altro elemento di frizione con la categoria. E dalle carte emerge di tutto: da Lotti che si lamenta che Ermini deve fare di più sulle nomine (!), che un pm è stato corrotto con il dono di una Smart, che c’è stata una guerra in atto tra procure con dossieraggi falsi, pressioni indebite e frammistioni con avvocati ed affaristi vari.
Sarà un’estate caldissima per la magistratura e stupisce non poco il silenzio del presidente Mattarella che non ha ancora fatto sentire la sua voce ma anzi nell’ultima riunione che si occupa di nomine ha delegato il vice presidente.