L’azione congiunta di WildUmbria, associazione che ha in gestione il servizio di recupero fauna selvatica dalla Regione Umbria a partire da settembre 2017, e dell’ambulatorio veterinario San Rocco ha permesso ieri, martedì 16 febbraio, la riabilitazione ed il rilascio in natura, al confine con le Marche, di un giovane lupo appenninico, rinvenuto in fin di vita dopo un tentativo di avvelenamento nelle campagne di Nocera Umbra lo scorso 9 febbraio.
Il lupo, rinvenuto nei pressi della zona di rilascio in evidente difficoltà, è stato seguito e curato fino a che non è stato ritenuto capace di essere rilasciato in natura.
“Dopo essere stato recuperato e tenuto sotto stretta osservazione nella clinica veterinaria dal Dottor Bianchini e dalla sua equipe – fa sapere l’associazione in una nota – , il lupo (Canis lupus italicus, ndr), grazie al prezioso contributo del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e della Regione Umbria, è stato dotato di un radiocollare satellitare e rilasciato, con l’aiuto della Protezione Civile, nel suo ambiente naturale. Attraverso i dati raccolti dal radiocollare gli zoologi ed i veterinari di WildUmbria potranno monitorare gli spostamenti dell’animale non solo per accertarne lo stato di salute ma anche per fini di ricerca scientifica.
“Queste azioni si sono rese necessarie – prosegue WildUmbria – al seguito di sempre più incresciosi tentativi di bracconaggio ai danni della fauna selvatica protetta che, da troppi nella nostra Regione, viene considerata come un nemico da combattere e non come una risorsa da tutelare ed ammirare. Dal 2017, contestualmente alla sensibilizzazione, WildUmbria si prodiga 24/24h, tutti i giorni dell’anno nel recupero, nella riabilitazione e nel rilascio degli animali selvatici in difficoltà, avendo in gestione il Servizio di Recupero della Fauna Selvatica e il Centro di Recupero Animali Selvatici (CRAS) della Regione Umbria. Capita nella nostra regione di dover porre rimedio ad atti di bracconaggio molto più spesso di quanto non si creda; cominciando dai rapaci vittime d’arma da fuoco, che costituiscono una percentuale purtroppo abbastanza di rilievo fra gli animali ospitati al CRAS, ma anche di eventi sporadici come l’avvelenamento del lupo in questione oppure la volpe recuperata (e successivamente rilasciata) con una zampa intrappolata in una tagliola. È inutile sottolineare come queste pratiche siano non solo barbare ma anche e soprattutto pericolose in quanto non permettono di agire specificatamente sulle specie per le quali vengono impiegate, mettendo a rischio non solo gli altri animali selvatici ma anche quelli domestici e, in drammatiche circostanze, l’uomo”.
“A M2, così abbiamo rinominato il lupo, a seguito della precedente esperienza con il lupo M1 anch’esso recuperato e dotato di radiocollare satellitare da WildUmbria, – conclude l’associazione – auguriamo di poter vivere il resto della sua vita in tranquillità e lontano dalle attenzioni di certe persone”.