Il Covid sta colpendo in modo grave l’Umbria, unica regione d’Italia ad essere in zona rossa. In particolare la provincia di Perugia registra casistiche preoccupanti rispetto a tutto l’asset pandemico del Bel Paese, con 332,76 casi ed un trend in crescita sin dall’inizio del nuovo anno. I dati ternani sono tuttavia più incoraggianti.
Il picco a Perugia si è verificato nella settimana a cavallo tra la metà e la fine di gennaio 2021 con 234, 11 casi ogni 100 mila abitanti, mentre a Terni si registravano 69,8 casi ogni 100 mila abitanti.
A Perugia tra il 18 e il 24 gennaio si contavano 234, 11 casi ogni 100 mila abitanti.
Uno dei fattori della crescita pandemica è stato attribuito alla presenza di una dozzina di casi di variante Brasiliana ed altri di variante Inglese, che ha messo in seria difficoltà gli ospedali umbri ed in modo particolare quello di Perugia, privo non di mezzi ma di personale sanitario e infermieristico; mentre in altri ospedali abbiamo assistito a diversi casi di variante inglese verificati nella Usl, dell’area del Trasimeno.
Malgrado l’arrivo di medici promessi in soccorso alla nostra regione dalla Lombardia,che ringraziamo per l’importante gesto di collaborazione, le problematiche attinenti all’organizzazione sanitaria umbra sono veramente critiche, attribuibili alla gestione sanitaria ed in modo particolare alle mancati assunzioni a tempo indeterminato di personale medico.
A questo si aggiungono i fattori che riguardano i posti letto di terapia intensiva e le anomalie riscontrate nella struttura esterna installata in tempi da record dall’esercito.
La tenda da campo dell’ospedale di Perugia oltre all’assenza del personale lamenta altre criticità, dovute all’isolamento climatico che fa registrare persistente freddo all’interno dei locali e l’assenza di personale tecnico e scientifico per gestire i malati : Un’ assurdità se si pensa che l’installazione della struttura da campo ha richiesto un ‘investimento di 4 milioni di euro sostenuto dalla Banca d’Italia ed in parte dall’Ente Regione Umbria.
Un altro fattore critico per la lotta alla crescita della pandemia è legato alla variazione di fascia di età dei soggetti positivi tra i bambini da zero a 10 anni e dei giovani dai 14 ai 18anni.
Dai dati statistici rilevati emerge che nelle ultime due settimane l’incidenza ogni 100 mila abitanti di bambini,di età compresa tra 3 e 5 anni risultati positivi, ha raggiunto la quota di 400 casi ogni 100 mila abitanti; mentre è salita l’incidenza per classi di età tra zero e 2 anni e 11 e 13 anni.
Al momento nella provincia di Perugia la maggiore casistica è nella fascia di età sino ai 24, con 450 casi ogni 100 mila abitanti.
Una grave anomalia verificatasi nella sanità umbra è quella attinente le vaccinazioni: In Umbria arrivano pochi vaccini, meno della media nazionale, il dato di 474,34 dosi consegnate ogni 10 mila abitanti, fornito dal report Altems – a fronte di una media nazionale di 612,20 -, lo conferma.
Al momento l’Umbria ha 8mila Astrazeneca da utilizzare. Sabato 20 Gennaio è stata presa una decisione al Cor con l’intenzione di ridurre le scorte per dare il via alla vaccinazione di 14 mila insegnanti, 5000 forze dell’ordine. Un taglio delle scorte della seconda dose di somministrazione AstraZeneca potrebbe sopperire al calo delle quantità che arrivano dalle strutture centrali. A tale proposito la riduzione del 15% che rispetto alle 8mila di AstraZeneca che arrivano per l’approvvigionamento regionale, è stata già annunciata.
Dobbiamo pensare anche alle fasce protette come ad esempio i diabetici, i malati di cuore, ecc.. che al momento non sono stati presi in considerazione, mentre sono note le controindicazioni da covid e il consistente numero di pazienti critici. Ma questa e un’opinione personale, che forse non tiene conto di altri fattori..
L’indicatore, aggiornato al 16 febbraio mostra il valore complessivo di dosi di vaccino consegnate dai livelli centrali rispetto alla popolazione residente in ogni regione Italiana (per 10.000 abitanti).
Dai dati si evidenzia che la P.A di Bolzano, il Friuli Venezia Giulia e la Liguria sono le regioni in cui l’indicatore segna i valori più alti. “L’Umbria, l’Abruzzo e le Marche sono invece quelle caratterizzate da indici più modesti”, lo hanno confermato gli analisti che hanno stilato il report.
La sanità umbra deve organizzarsi meglio ed essere più efficiente nel garantire nuove assunzioni di personale ed una migliore gestione delle attività quotidiane inclusi i vaccini, solo in questo modo possiamo migliorare l’assistenza ai nostri cittadini e la lotta alla pandemia che sembra non volersi arrestare, soprattutto nella nostra regione che all’inizio era stata indicata e premiata dal pubblico come le più virtuose alla lotta al covid 19.
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