Curiosissime coincidenze. Tra le carte dell’archivio di casa scopro il manoscritto de “Il maleficio occulto”, un romanzo di Luciano Zuccoli – alias Luciano Von Ingenheim, scrittore, giornalista e romanziere svizzero naturalizzato italiano – che venne pubblicato all’inizio del secolo scorso, senza incontrare gran successo.Sull’ultimo foglio del documento è stata aggiunta una nota riferita al genius di una cittadina italiana, indicata come Perugia, che è più volte citata all’interno del romanzo. Questa postilla non appare però nella stesura definitiva del testo, che venne pubblicata nel 1901 da Treves.
Andiamo a leggere. “Nella stessa città (ovvero Perugia) la vita manifesta della società appare inconsistente, lacunosa, ingannevole, non definibile in tutti i suoi aspetti per un semplice motivo: si tratta di una mascheratura e, come la generalità di ogni maschera o costume teatrale, è realizzata con una fattura sommaria, senza cura per il dettaglio. La vita vera, quella organicamente completa, vi si svolge invece, in maniera occulta, in un ambito riservato ai più e determinata da leggi diverse alle quali la società degli aderenti si assoggetta ciecamente. In una dimensione prelogica, cui si può accedere d’istinto recependo codici senza parole comunicati di padre in figlio. Si tratta di un sistema di ispirazione sulfurea, senz’altro vantaggioso, ma che costringe gli uomini ad uno schizofrenico sdoppiamento tra falso (manifesto) e reale (occulto). Uno sdoppiamento che, nel tempo e attraverso le generazioni, viene assunto, con sinistra determinazione, a regola naturale e giunge a pervertire senza rimedio l’anima della società stessa”.
È notevole. Cosa avrà voluto intendere Zuccoli con queste osservazioni? E perché vennero poi cancellate? Misteri letterari!
Marco Nicoletti