Secondo l’ultimo rapporto pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità, con numeri aggiornati al 16 dicembre 2020, su 63.573 deceduti positivi al Sars-Cov-2, 737 avevano meno di 50 anni, ovvero circa l’1,2%. Gran parte di quest’ultimi poveretti che non ce l’hanno fatta erano già portatori di gravi e gravissime patologie. L’età media dei morti si aggira ancora intorno agli 80 anni, mentre quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione è assai più bassa, posizionandosi poco sopra i 45 anni con tendenza a scendere ulteriormente. Tutto ciò, unito ad altri significativi riscontri che risparmiano al paziente lettore, sembra pienamente confermare la tesi del professor Roberto Bernabei, primario di geriatria del Policlinico Gemelli di Roma, nonché membro dell’onnipotente Comitato Tecnico Scientifico.
Ribadendo il concetto più volte da varie emittenti televisive, l’illustre scienziato ha letteralmente definito il Covid-19 “una malattia normale”, nel senso che prevalentemente muoiono con questo virus, il quale rappresenta il più delle volte solo una causa iniziale del decesso, i soggetti ultraottantenni affetti da diabete, ipertensione, insufficienza renale, fibrillazione atriale e scompenso di circolo. Queste, secondo Bernabei, sarebbero le principali patologie che hanno causato la morte della stragrande maggioranza delle persone sopra i 70 anni, i quali costituiscono circa il 90% dei decessi totali.
Che poi è la stessa tesi espressa lo scorso febbriaio dalla dottoressa Romani «siamo di fronte a un’infezione che non colpisce i bambini e che nell’80% dei casi causa sintomi lievi e per la quale all’incirca il 95% delle persone guarisce senza gravi complicazioni».
L’immunologa fece una precisazione puntuale e spiegò come i casi di decesso in Italia non siano collegati in modo diretto al Coronavirus ma dovuti ad altre patologie di cui i pazienti già soffrivano a cui il virus in questione si è aggiunto.
La dottoressa Romani (nella foto) dal canto suo ribadisce il concetto base: «Siamo in presenza di un allarme ingiustificato. Prendiamo ad esempio l’influenza stagionale. La settimana scorsa gli italiani a letto per il male di stagione erano 656 mila, il che porta a 5 milioni 632 mila i casi di influenza quest’anno. Siamo quasi a un italiano su dieci ammalato. Il dato dell’Istituto Superiore di Sanità certifica che ogni giorno in Italia muoiono 217 persone affette da influenza stagionale. In una settimana sono più di 1.500 morti, ma nessuno che fa titoli su questo».
(Qua sotto il servizio completo pubblicato su Umbria Settegiorni)