Cesare Damiano, politico ed ex ministro del Lavoro, che ha una casa a Sangemini, ha vissuto la terribile esperienza del covid-19. “Dai primi sintomi, febbre e tosse, sono passati 27 giorni – afferma ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus – di cui 14 in ricovero all’ospedale Spallanzani. Ho avuto la fortuna di non essere stato intubato, però ho tenuto l’ossigeno come coadiuvante. Se ti capita, come è capitato a me, di ammalarti, di avere la febbre fuori sede, qui incontri la prima difficoltà. Io ero in Umbria, stavo per venire a Roma con un autista, ma avendo la febbre ho deciso di rimanere in Umbria per non mettere a rischio nessuno. Questo significa che diventi missing, scompari, perché il sistema informatico del Lazio non dialoga con quello dell’Umbria. Noi risultavamo sconosciuti e venivano saltati. Per avere il primo tampone, da persona fragile, essendo sintomatico, ci ho messo 3 giorni. Non capisco perché non si trova un’alleanza tra le strutture pubbliche e private per poter fare i tamponi. Allo Spallanzani ho visto medici stressati, affaticati da turni su turni. I tagli alla sanità hanno indebolito la capacità di resistere”.