di AMAR – Ho assistito, sul piccolo schermo, ad una trasmissione che sta a dimostrare come sia facilmente possibile togliere dalla visione l’incultura inguardabile e fasulla dell’isola dei famosi, del grande fratello, di uomini e donne, di pomeriggio 5 ed altre logorroiche “somarate” di pari squallore, ove spesso e volentieri la finzione prevale sulla realtà. Ho visto un documentario eccellente dedicato alla Basilica di S. Pietro in Vaticano e ad alcune sue opere insigni. Ho visto – anzi ammirato, con l’ausilio delle moderne tecniche di ripresa – i meravigliosi lavori di Michelangelo, la sua Cappella Sistina, la marmorea Pietà. Ho visto la monumentale Piazza e il colonnato del Bernini che paiono abbracciare l’umanità intera. E, al centro, l’obelisco egiziano portato a Roma dall’Imperatore Caligola, nel 40 d. C. Ho visto, mostrata da diversi punti di vista, la immensa Basilica, la più grande del mondo, ho salito, seppure virtualmente la scala che porta sino alla Cupola. Ho visto, da vicino e nei particolari, tesori d’arte e geniali architetture.
L’ingegno del Buonarroti scultore è riassunto ne La Pietà, in marmo bianco di Carrata, alta oltre 170 centimetri, larga quasi due metri, scolpita verso la fine del XV secolo sotto il Pontificato del “Papa papà” Alessandro VI Borgia, che, oltre ai terribili Cesare e Lucrezia, concepiti con la quasi moglie Vannozza Cattanei, di figli ne ebbe altri sette. E come amante giovane Giulia Farnese, sorella di Papa Paolo III e maritata, con Orsino Orsini. Toscano di Caprese scolpì il suo capolavoro – definito “perfetta fusione tra bellezza formale e verità teologica” – quando aveva poco più di 20 anni. C’è la Madonna, seduta sopra una struttura rocciosa a simboleggiare il Golgota, che tiene in grembo il corpo esanime del Figlio, in una posa composta e un volto più giovane di quello di Gesù. Sul “contratto di commissione” c’è scritto: “Una Pietà di marmo, cioè una Vergine Maria vestita e un Cristo morto nudo in braccio”. Così l’artista creò la sua meraviglia, che mostra, nell’iconografia della Pietà, il naturalismo della scena rappresentata. Il 21 maggio 1972, un turista colpì la Pietà con 15 martellate, danneggiandola gravemente. E’ stata ricomposta alla perfezione.
L’altro “miracolo d’arte”, Michelangelo lo ha realizzato nella parte più famosa dei Palazzi Apostolici: la Cappella Sistina, dedicata a Maria Assunta in Cielo. Costruita, nella sua struttura originaria, tra il 1475 e il 1481, al tempo di Papa Sisto IV della Rovere, venne “abbellita” successivamente. Sulla volta Michelangelo realizzò uno dei più celebrati dipinti della civiltà artistica occidentale. Vi lavorò, dal 1508 al 1512, stando disteso sopra una impalcatura con la faccia rivolta all’insù e i colori addosso. Sulle pareti si ammira l’arte di Botticelli, del Perugino, del Pinturicchio, di Signorelli e il Ghirlandaio. Quando Clemente VII affidò al Buonarroti l’affrescatura della parete di fondo della Cappella, lui dipinse il Giudizio Universale,dove spicca per dimensioni la Creazione di Adamo, il Padreterno a destra, il primo uomo a sinistra e le loro braccia tese, quasi a toccarsi, in un afflato di vita nuova. La prorompente allegoria, piena zeppa di corpi nudi, gli costò la rampogna clericale e l’accusa di “intollerabile oscenità”. Più tardi, un suo allievo, Daniele da Volterra, fu incaricato di coprire le parti anatomiche ritenute licenziose: vi dipinse sopra delle velature a forma di mutande, per cui si prese l’epiteto di “braghettone”.
L’Obelisco, al centro della piazza, in granito rosso, misurato insieme al basamento ed alla grande croce, è alto 40 metri per un peso di oltre 300 tonnellate. Lo fece trasportare dov’è oggi, Papa Sisto V, nel 1586, impiegando 4 mesi, 900 uomini e 140 cavalli. Tutta l’operazione doveva essere compiuta in assoluto silenzio, ogni eccezione rimossa. L’eccezione invece si presentò quando le fufu si misero a fumare per l’attrito, rischiando di allentarsi e il marinaio genovese gridò “Acqua alle corde”. Quel grido quasi sacrilego e quell’acqua salvarono il monolite dalla rovina.
La Piazza S. Pietro, progettata da Gian Lorenzo Bernini, ha dimensioni colossali: è lunga 320 metri e larga 240, circondata da 284 colonne che ne formano la spettacolare cornice. Vi si affacciano 140 statue di Santi. La Basilica, il riferimento ecumenico della cristianità, che completa l’icona è la più grande del mondo. E’ un edificio di 28.000 metri quadrati che misura 218 metri in lunghezza e 136 in altezza. Decise di costruirla Papa Giulio II, affidando i lavori all’architetto Donato Bramante. Poi succedettero altri Pontefici e diversi tecnici e artisti di rilievo, durante il cantiere rimasto aperto dal 1506 e il 1546. Con Michelangelo a progettare la Cupola (“er Cupolone” dei romani), una delle più vaste coperture di Chiesa, mai costruite in muratura. Ha un diametro interno di 42 metri e 3 di spessore, per un peso di circa 14.000 tonnellate. Per raggiungere la vetta, che guarda Roma, sino ai Colli albani, ci sono 550 gradini.
E’ affascinante il Padiglione delle carrozze, facente parte dei Musei Vaticani, l’esposizione che per descriverla mancano le parole adatte al suo valore storico. In uno spazio apposito sono in mostra gli antichi “mezzi di locomozione” appartenuti a numerosi Pontefici e Principi della Chiesa. Si va dalla berlina di gala con trono, alla berlina di gran gala trainata da sei cavalli, a quelle da passeggio e da viaggio. Sono uscite dall’uso quando, con Pio XI entrò in Vaticano il primo motore a scoppio.
Queste immagini di gran pregio – sono soltanto alcune le sopra brevemente descritte – ho visto e ammirato nel prezioso documentario di elevato valore giornalistico, dedicato al patrimonio di storia e cultura che la Città del Vaticano mostra, da secoli, ai milioni di visitatori convenuti, ogni anno a Roma, da ogni parte del pianeta. Sono stato per oltre un’ora dinnanzi al teleschermo (non è nelle mie abitudini) affascinato anche dalla qualità della comunicazione. Dopodiché l’appello accorato: Signori della T.V. cancellate i penosi spettacoli spazzatura e restituite dignità alla televisione e rispetto all’intelligenza degli spettatori. Fate onore alla funzione sociale dello strumento del quale avete il governo. E’ in vostra mano uno fattore di forte impatto sugli altri e di alta responsabilità per voi. Non la nobilita affatto la messa in onda di palinsesti ammiccanti per accrescere l’indice d’ascolto, onde lucrare sulla infinita congerie di pubblicità. E’ invece un fattore di sviluppo civile e democratico. La predica finisce qui: Amen!