Una notte da incubo quella per Ludovico Fressoia, giovane perugino di 24 anni che si trovava a Vienna nel momento dei plurimi attentati avvenuti lunedì sera, un giorno prima del lockdown nazionale.
Ludovico, studente presso l’Università statale di Vienna, vive e lavora nella capitale austriaca. Lunedì sera era il suo primo giorno di lavoro in una filiale di una banca della capitale, ma purtroppo la sua serata si è trasformata in un’esperienza terrificante.
Mentre i suoi due coinquilini erano usciti, approfittando dell’ultima sera “di libertà” prima del lockdown esteso a livello nazionale in Austria, il giovane era rimasto a casa, luogo da cui è stato, suo malgrado, testimone diretto degli spaventosi attacchi terroristici.
“Sembrava tutto surreale – racconta Ludovico – si sentivano grida, sirene di polizia, elicotteri che sorvolavano la zona”. Il ragazzo, che abita poco lontano dal centro città, afferma che “sono ore che penso al fatto che non sarebbe stato difficile essere lì, al posto di persone che ci hanno lasciato la vita (4 vittime, ndr). Sono scioccato” continua “per la violenza e perché non mi era mai capitato di vivere una situazione simile da vicino”.
Ludovico e i suoi colleghi sono stati obbligati dalla banca in cui lavorano a non presentarsi il giorno dopo sul posto di lavoro per motivi di sicurezza. “L’aria che si respira è pesante, credo che quanto abbiamo passato non si potrà dimenticare, non lo dobbiamo dimenticare”.
Lo spettro del terrorismo continua a colpire (e a spaventare) l’Europa, già duramente messa alla prova dell’emergenza Coronavirus.
Al momento si contano 4 vittime, 22 feriti, tre sospetti ancora in fuga e un attentatore, il ventenne Kujtim Fejzulai, ucciso dalle forze dell’ordine.
L’attentato sarebbe stato rivendicato dall’Isis tramite i propri mezzi di propaganda, secondo i quali l’attentatore, simpatizzante del sedicente Stato Islamico, avrebbe agito in qualità di “soldato del califfato”.