Di Walter Leti- Il trattamento della sintomatologia dolorosa è elemento chiave nel determinare la qualità della vita di ogni individuo.
La relativa casistica copre un ampio ventaglio di situazioni cui la medicina offre risposte altrettanto articolate. Per avere un parere altamente qualificato su questo tema, così umanamente coinvolgente, ci siamo rivolti al Dott. Massimo Renzini, Dirigente Medico di 1° livello presso l’Anestesia e Rianimazione 1 dell’Azienda Ospedaliera di Perugia, con attività prevalente presso il Centro di Medicina del Dolore, diretto dal Dott. Sergio Falconi. Riportiamo l’intervista condotta grazie alla cortese disponibilità del Dott. Renzini. Esiste una normativa di legge, Dott. Renzini, che regolamenta questa materia? Sì, occorre far riferimento in particolare alla legge 38, approvata dal Parlamento il 15 Marzo 2010. Essa rappresenta un vero e proprio punto di svolta. Per la prima volta si garantisce concretamente l’accesso al trattamento del dolore nell’ambito dei livelli essenziali di assistenza e assicurando il rispetto della dignità e dell’autonomia della persona, l’appropriatezza e il valore della qualità della vita in ogni fase della malattia.
Elementi di vera innovazione sono riassumibili in cinque punti. 1) L’obbligo per medici e infermieri di monitorare costantemente il dolore dei pazienti a prescindere dalla patologia per la quale vengono ricoverati, come normalmente si registrano altri parametri vitali apparentemente più importanti (temperatura, pressione arteriosa) evidenziando i risultati di sollievo raggiunti.2) La rilevazione del dolore e la somministrazione di farmaci antalgici dovranno essere registrati sulla cartella clinica. 3) La promozione e l’integrazione di Reti Nazionali per le Cure palliative e per la terapia del Dolore, assicurando con ambulatori dedicati l’assistenza e la cura del dolore cronico ai pazienti di tutte le età.4) La semplificazione delle procedure di accesso ai medicinali impiegati nella terapia del dolore, ad esempio utilizzando il normale ricettario. $9 La formazione del personale medico e sanitario nello specifico ambito delle terapie antalgiche con specialisti dedicati. La suddetta legge ha trovato completa attuazione oppure ci sono ancora margini di miglioramento?
L'art. 11 della Legge 38 prevede che il Ministro della Salute presenti ogni anno una relazione al Parlamento sullo stato di attuazione dello sviluppo delle reti di assistenza in cure palliative e terapia del dolore. Ad oggi sono purtroppo ancora evidenti delle criticità che dipendono da pregiudizi e limitazioni sia economiche che culturali. Nella realtà umbra il grande impegno profuso ha consentito un notevole miglioramento della cura del dolore, ma ci sono ancora margini di miglioramento riguardanti soprattutto la concreta centralizzazione nel Centro di medicina del dolore (HUB) di Perugia. Come opera in pratica il Centro di medicina del dolore nella nostra regione ? Il nostro ambulatorio del dolore ha registrato nel 2015 un numero record di accessi. Siamo passati dai 6.200 pazienti del 2010 a quasi 10.000 di quest'ultimo anno, realizzando così le prescrizioni contenute nella legge 38/2010. E' stata posta in atto un'intensa opera di formazione e sensibilizzazione di tutto il sistema sanitario anche operando in stretto contatto con le famiglie. Oltre a espletare numerose consulenze presso i vari reparti dell'Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia abbiamo effettuato un rilevante numero di terapie in pazienti esterni non in grado di trovare risposte adeguate nel loro territorio.
Quali sono le “patologie” dolorose più ricorrenti ? Il dolore è comunemente considerato come sintomo di un'altra malattia, pertanto sottovalutato e le attenzioni diagnostico-terapeutiche sono indirizzate al trattamento della sottostante malattia. La realtà è che il dolore stesso è da considerarsi “malattia” e quindi deve essere curato e ha bisogno di un atteggiamento diagnostico e specialistico dedicato. Presso il nostro Ambulatorio giungono pazienti affetti da patologie dolorose acute e croniche come cervico-brachialgia, dorsalgie, lombosciatalgia, radicolopatie, neuropatie periferiche (traumatica, post herpetica e diabetica), dolori cronici muscolari (fibromialgia), dolori artrosici interessanti la spalla, l'anca, il ginocchio ecc. A questi si aggiungono i pazienti oncologici, tutti già parzialmente trattati presso altre strutture e che non hanno ancora risolto il loro importante dolore. L'attuazione di terapie aggiornate condotte con la necessaria professionalità consente nella maggioranza dei casi di evitare il ricorso a procedure chirurgiche. (continua)