Con tutti i problemi che affliggono le famiglie umbre anche la politica ci mette del suo. La querelle recente prende in esame il protocollo contro il “bullismo di genere” per il quale la Regione dell’Umbria, in collaborazione con il garante per l’infanzia e l’adolescenza, ha commissionato un’indagine rivolta agli studenti di 54 scuole umbre.
Gli studenti sono chiamati a rispondere ad un questionario che presenta quesiti particolari, che riguardano considerazioni sessuali e abitudini dei giovani che, ad avviso di molti, potrebbero dare vita a episodi di sconcerto, primo tra il tema dell’omosessualità.
Alla presentazione del progetto di ricerca e dei quesiti proposti agli studenti, l’opposizione di centrodestra ha reagito polemizzando con l’equipe del prof. Federico Barbini che ha formulato i test.
I consiglieri regionali Claudio Ricci, Marco Squarta e Sergio De Vincenzi considerano inadeguate le domande in quanto rivolte ad un pubblico di adolescenti che ancora non hanno approcciato il problema della sessualità e, per questo, influenzabili. Il questionario prevede domande sulla donna, sui gay e sulle lesbiche e – a ad avviso dei contrari al test – porrebbe i giovani davanti ad una risposta secca al quesito: “Come definiresti il tuo orientamento sessuale?”.
Marco Sciamanna, presidente del Popolo della Famiglia Umbra, sostiene che l’indagine potrebbe creare difficoltà ai giovani ed alle loro famiglie. Sconcerto e disapprovazione arriva anche dal senatore della Lega, eletto nel collegio umbro, Simole Pillon, che di recente ha firmato il disegno di legge sull’affido congiunto.
Stefano Bucaioni, presidente di Omophalos, associazione che opera da 25 anni per promuovere e garantire diritti umani e civili, attraverso la rimozione delle discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, ha accusato i consiglieri di centrodestra di ipocrisia e di «voler fermare iniziative scientifiche contro le discriminazioni sessuali».
La querelle è arrivata al cospetto del ministro della Istruzione Marco Bussetti, che sulla questione ha detto di volerci veder chiaro e ha aperto un’indagine di approfondimento.
In una indagine motivazionale spesso i questionari sono pilotati per verificare l’attendibilità dell’intervistato, l’indagine viene svolta seguendo input psicologici, ed in questo caso il target, la cui variabile dell’effetto motivazionale non è soltanto il sesso, ma l’età, il livello culturale ed il nucleo familiare sono fondamentali.
Nel caso specifico di questa indagine, pur rispettando il lavoro dell’università, l’età degli intervistati, non credo sia la più adatta e la più attendibile all’esito dell’indagine. Forse sarebbe necessario approfondire meglio la questione non soltanto dal punto di vista politico, ma coinvolgendo all’iniziativa ed alla elaborazione del questionario psicologi e assistenti sociali, profondi conoscitori dei temi in questione. Occorre, infine, tenere presente anche il fatto che nella moderna società l’omosessualità è un tema ancora aperto, sebbene l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 1990, l’abbia cancellata dalla lista delle malattie mentali, definendola, per la prima volta, “una variante naturale del comportamento umano”.
Oggi, i veri problemi per i giovani sono altri, come ad esempio il fenomeno del binge drinking: una pericolosa moda giovanile particolarmente diffusa tra i ragazzi di 16-24 anni, che consiste nel consumo di una grande quantità di alcol in breve tempo, e che può indurre al compimento di reati, atti violenti e tentativi di suicidio.
Ma tutto questo forse non c’entra niente con l’indagine sul “bullismo di genere”, o no?
Tant’è vero che il Ministero dell’Istruzione ha bloccato la diffusione nelle scuole umbre del test dedicato al tema del bullismo omofobico. Lo ha annunciato lo stesso ministro Marco Bussetti.