La segreteria del Partito Democratico di Perugia si è riunita mercoledì 18 settembre per trattare alcuni temi, fra cui, all’ordine del giorno anche l’attività amministrativa cittadina.
Per quello che concerne il Comune di Perugia la segreteria ha stigmatizzato fortemente l’operato del sindaco di Perugia Andrea Romizi, puntando il dito su quello che viene definito come “l’affaire Wague”.
Si legge nella nota redatta dal Pd perugino: “È incomprensibile come un ex assessore, sonoramente bocciato dagli elettori sei mesi fa, possa tornare ad amministrare la città con un ruolo che, di fatto, è quello di un capo staff addetto al rapporto con i cittadini. Questo incarico è uno schiaffo che il sindaco Romizi rifila ai cittadini che vedono rientrare dalla finestra chi hanno allontanato dalla porta e anche a tutti quei dipendenti comunali che lamentano la mancanza di personale in ruoli chiave come gli uffici anagrafici e le Urp. Invece di bandire concorsi per rimpolpare la macchina comunale con figure professionali il “buon” Romizi conferisce incarichi nel proprio staff”.
Una critica legittima, per carità, ma ci si consenta un appunto. Stiamo parlando sempre di quel Dramane Wague, detto Diego, eletto a suo tempo come indipendente nelle liste di Rifondazione Comunista, che comunque la giunta di Centrodestra che scalzò il buon Boccali, e ora riconfermata con un consenso pari al 60%, ha voluto inglobare ancora una volta nel suo staff.
Un’anomalia, per carità, ma tutto sommato, se uno guardasse la cosa da sinistra, non potrebbe che essere riconoscente per un atto di generosità verso un esponente che fino a prova contraria ha sempre lavorato e operato nel pieno rispetto dei valori sacri della sinistra e nel rispetto dell’uomo.
Semmai, a volersene a male, avrebbe dovuto essere la parte avversa, che si è vista espropriata di un posto di lavoro da chi non è stato eletto nelle proprie fila.
Ma evidentemente così vanno le cose di questi tempi. La politica è entrata nel pallone, e a fronte di poche idee ma sempre molto confuse, ci si agita tanto, anche a costo di dover invertire i ruoli e le parti dei giocatori in campo.