Il Comitato tecnico scientifico dell’Umbria ha chiesto il lockdown per tutta la regione contro il pericolo varianti. Venerdì la cabina di regìa nazionale ha confermato la zona arancione per l’Umbria e Palazzo Donini ha ribadito la zona rossa “rafforzata” (con la chiusura delle scuole) in tutta la provincia di Perugia fino al 21 febbraio, restringendo però il raggio in quella di Terni. Restano rosse Amelia e San Venanzo, tornano arancioni Lugnano in Teverina, Attigliano, Calvi dell’Umbria e Montegabbione. Per gli altri 61 comuni restrizioni invariate.
«Lockdown come quello di marzo nella prima ondata della pandemia”. Per il professor Fabrizio Stracci, direttore del Dipartimento di Igiene e Prevenzione dell’Università di Perugia e membro del Comitato tecnico scientifico della Regione “è lo strumento che chiude più canali di diffusione del virus: averne una quantità minore ci esporrebbe assai meno alle varianti e ci consentirebbe di gestire una campagna di vaccinazione più tranquilla”. Stracci ritiene che “il lockdown stretto, in base anche alle nostre esperienze, è lo strumento che riduce più rapidamente la curva e funziona meglio proprio laddove non ci sono molti casi. Tanto è vero che in Umbria a marzo ha funzionato egregiamente”.
Ieri invece l’Umbria è rimasta arancione dopo la Cabina di regia di Iss e Ministero nonostante i dati degli ultimi giorni, e la scoperta delle mutazioni – tra cui la Brasiliana – facessero ipotizzare la retrocessione dell’intera regione. Solo ieri si sono registrati altri 12 decessi, i ricoverati sono arrivati a quota 523 e i nuovi positivi sono stati 494.