Entrato nel nuovo anno col Rigoletto di Verdi il Concerto Musicale di Cannara ha concluso il suo progetto triennale di studio del melodramma, una esperienza certamente molto educativa per i molti giovani che si affaccio sui leggii di una delle bande più propulsive della nostra regione.
Ma la programmazione del futuro, anche a breve raggio, non si ferma qui, secondo quanto dichiara il presidente Andrea Mercanti, clarinettista in formazione del 1989, al vertice dell’istituzione del rinnovo del consiglio direttivo del 2012.
Come si sa, afferma Mercanti, per guardare al futuro bisogna anche scandagliare il proprio passato, alla ricerca di conferme e di validazioni su quanto si è realizzato nel lungo cammino. E’ per questo che Mercanti, domenica scorsa, creatosi un vuoto per le celebrazioni della festa di sant’Antonio, ha voluto ripercorrere con alcuni amici le tappe più significative di un percorso che è iniziato nel 1843 allorquando alcuni giovani “volonterosi” indirizzarono al Governatore pontificio di Spello la richiesta di riunirsi in una Società Filarmonica per suonare insieme. Con questa data la banda di Cannara si colloca tra le più vetuste di tutto il paese, affondando le sue radici nell’Italia risorgimentale del Verdi patriottico dell’Ernani e del Nabucco. La foto ritrae Mercanti mentre mostra la copia del documento originale che ricorda i padri fondatori della Società: è uno documento di riferimento molto importante. Nella breve ricognizione che abbiamo effettuato domenica scorsa in compagnia del presidente nella sede del Concerto Musicale è emerso anche un altro documento di estremo interesse. Si tratta di una vecchia istantanea che ritrae un distinto signore in paglietta. La didascalia riporta il nome di Giuseppe Savini e lo ricorda attivo nel Conservatorio di Parigi. E qui si apre uno scorcio straordinario di storia locale che è confluita, per i percorsi carsici del destino, nell’alveo della grande musica internazionale.
Giuseppe, nato nel 1883, componente di una famiglia di sette fratelli, era figlio di Pietro, il capomusica della banda cannarese, allora diretta da Ermete Stella. Sarà grazie all’interessamento del suo maestro che il giovane Giuseppe Savini, pur privo di consistenti mezzi economici, potrà studiare privatamente col celebre violinista Giuseppe Vannicola, immortalato da Lionello Balestrieri nel suo celebre quadro “Ascolto della Sonata a Kreutzer di Beethoven”. Saranno anni di proficuo apprendistato a Roma, a Firenze e a Milano, con ampi risconti formativi anche da parte di maestri come Cilea e Scontrino. Col violino si apriranno, per il giovane umbro, le porte del concertismo europeo. Tournée nel continente, una moglie a Montreux, l’approdo a Parigi, dove Savini si conquisterà un posto di rilievo nel corpo dei docenti di violino. E nella Ville Lumière si spegnerà nel 1950 dopo aver fondato una particolare scuola violinistica basata sulla perfetta conoscenza della fisiologia del corpo umano.
Un particolare documento conservato da Mercanti, un foglio di “Artistes contemporains”, datato Parigi 1927, riporta un lusinghiero ritratto di queste eminente maestro umbro:
“Giuseppe Savini è nato a Cannara (Umbria) in quella meravigliosa pianura dove Francesco d’Assisi dilettavasi predicare alle allodole. Ebbe le prime nozioni di musica dal maestro Ermete Stella, eccellente pianista e direttore della Banda comunale. Il violinista Vannicola (immortalato dal pittore Balestrieri nel celebre quadro Beethoven) lo volle a Roma in casa propria per insegnargli l’arte del violino. Passato all’Istituto Musicale di Firenze studiò l’armonia con i maestri Ollea e Scontrino, quindi finì i suoi studi a Milano. La sua musica rispecchia la soave poesia della verde Umbria.
Nei pezzi impressionistici come Sfumature, Poemi, Visioni, Pastelli, Paesaggi e Miniature, e nel Preludio alle Fonti del Clitunno dell’opera La profuga si rivela il suo stile idilliaco, moderno e puramente italiano, come l’animo suo.
Virtuoso del violino suona con charme e sentimento, ed è una gioia ascoltarlo per coloro che amano la vivacità.
Dopo alcuni giri di concerti in Francia, Svizzera, Inghilterra, Norvegia e Germania, si è stabilito a Parigi per dedicarsi alla composizione e all’insegnamento. Qui compose il Metodo per violino basato sull’anatomia delle braccia e delle mani, primo fra i latini a concepire che il professore dell’avvenire sarà chi meglio conoscerà l’anatomia, il primo a provare e mettere in pratica questo nuovo sistema.
La giovinezza di Giuseppe Savini non fu sempre rosea. Di modesta origine, conobbe molti dolori della vita. Ma dotato di una grande forza di volontà e di ingegno, ostinato nei propositi come nel lavoro, le tempeste non lo abbatterono mai. Il lavoro di questo artista non è finito. La storia ne parlerà”.
Ovviamente la storia non ha più parlato del povero Savini, ma il presidente Mercanti è seriamente deciso a operare ricerche sul concittadino che, se non è stato il direttore del Conservatorio come indicherebbe la foto in sede, certamente avrà rivestito qualche ruolo nel corpo docente.
Negli archivi civici è comunque conservata la copia dei una lettera che Savini indirizzò ai vecchi compagni del Concerto Musicale. E’ datata 14 maggio 1923, Parigi:
“Ai componenti della Banda Comunale di Cannara. Carissimi amici, ho letto con animo commosso la circolare speditami dal Comitato pro Concerto e mi affretto a spedire il mio modesto obolo, non come beneficenza, ma come dovere. I suoni emersi nelle ore tragiche, nelle ore di lotta, hanno certamente influito sul morale dei sovversivi più che la rivoluzione. Solo per questo fatto sento il bisogno di gridarvi bravi!, molto bravi! Il mio pensiero corre sovente verso Cannara. Rammento sempre con piacere quando ero ancora fanciullo e mi dilettavo suonando assieme a voi e ricordo che quel diletto attivò la forza per spingermi in avanti. Ricevete i miei migliori saluti e i miei rispetti per l’esimio maestro Cristiano.
Vostro aff.mo Peppino Savini
P.s. Oggi stesso ho spedito Lire 100 al Comitato”.
La missiva parigina si inserisce nel contesto dei bollenti momenti della Marcia su Roma che, come si sa, partì da Perugia, da piazza d’Armi, guidata, nei suoi primi chilometri, proprio dalla banda di Cannara e dal suo fascistissimo maestro Rocco Cristiano. Mussolini era al Brufani, i gerarchi della prim’ora asserragliati nelle stanze di palazzo Gallenga, non ancora sede dell’Università internazionale.
L’evento è commentato in una copia, anch’essa conservata nell’archivio della banda, della pubblicazione “Storia della rivoluzione fascista”, vol. IV, anno, 1922, parte prima, edizione Vallecchi. Nelle pagine in questione si fa riferimento a una “Messa fascista” celebrata in occasione del secondo Congresso regionale alla presenza del gerarca Italo Balbo. Sempre nella piazza d’Armi del capoluogo la banda cannarese, guidata dal capomusica Pietro Savini commentava la fasi di una celebrazione a suffragio dei caduti della Legione Umbra suonando Giovinezza e l’Inno del Piave.
Esaurita la breve, ma significativa visita all’archivio conservato nella sede della banda, Mercanti si è trasferito, coi visitatori, nella sede del Museo Civico, prospiciente il teatro Thesorieri. Qui ci ha accolto Annalisa Properzi di Sistema Museo. Inserito nel progetto “Terre Musei”, il grande e luminoso spazio espositivo, distribuito su tre piani, conserva l’incredibile bellezza del mosaico policromo di Urvinum Hortese, per decenni chiuso negli inaccessibili spazi del museo Pigorini di Roma. Oggi la luce di uno sfolgorante inizio inverno invade la stanza che lo racchiude e ne mostra gli animali esotici, dal coccodrillo all’ippopotamo, vera ricchezza del patrimonio artistico territoriale.
In questa sala, come testimonia una vecchia foto, si esibiva la banda civica nelle feste organizzate dalle monache salesiane che occupavano l’ampio salone. In virtù di questa antica presenza il presidente Mercanti è riuscito a farsi assegnare una sala di pianoterra, dove ha esposto i cimeli storici del Concerto Musicale, strumenti a fiato che oggi sembrano ancestrali creature sonore, dall’elicon contrabbasso in si bemolle, al flicorno contralto di Casa Belati, all’incredibile saxofono super-basso che ancora è in grado di essere suonato, sempre che si trovi chi è disposto a caricarselo sulle spalle. Balaustre, pannelli, basamenti, luci: tutto è stato amorevolmente curato da Mercanti, compreso il rattoppo della brandina da campo sui cui schiacciavano un pisolino i musicanti in trasferta. Il pianoforte verticale delle Salesiane, un Roesler potrebbe suonare ancora. Alle pareti grandi foto della formazioni storiche dal primo Novecento, su cui è possibile leggere ancora le fisionomie dei vecchi strumentisti. Uno di loro, Pio Pansa, classe 1886, ebbe il privilegio di vedersi dedicare un servizio della Radio Televisione Italiana. Era il 1965 e il documento è conservato nelle teche storiche della Rai. Pansa era il piattista della banda, ma di mestiere faceva il calzolaio. Grazie all’onorevole Luciano Radi fu insignito della Croce di Cavaliere al Merito. Era entrato in banda nel 1905, ma non conosceva la musica. Si regolava sui movimenti della grancassa e non sbagliava un’entrata.
Storie di ieri, realtà di oggi. Un patrimonio da romanzo di Guareschi, piccole grandi vicende accadute l’altro ieri sulle rive del Topino. Il sindaco Gareggia eredita un patrimonio di testimonianze umane e civili che certamente saprà amministrare con cura e attenzione.
Stefano Ragni