Di Marcello Gaggiotti – Qualche segno positivo sul fronte del decoro cittadino a Perugia. Intanto va detto che sono stati finalmente falciati i fitti cespugli di erba muraiola, alti in qualche caso anche mezzo metro, che da tempo immemorabile (epperò accertabile) costeggiavano via del Verzaro e vie limitrofe offrendo una leggiadra nota di colore e al contempo un’immagine di trasandatezza abbandono e mancato rispetto di una fetta della cittadinanza. Il Comune si è salvato in corner.
Fa ben sperare anche il fatto che si sta allestendo il cantiere per la manutenzione della Fontana Maggiore. Era ora. Ci sono volute segnalazioni, articoli di giornale, denunce alla Soprintendenza perché ciò finalmente avvenisse, perché ci si accorgesse dello stato di estrema sofferenza del monumento, assediato da insidie plurime, che si è perfino osato associare a una batteria di latrine chimiche, tanto per dire qual è il conto in cui in questa cosiddetta “città d’arte” si tengono i pur decantati beni culturali.
Eppure gli episodi di ordinaria follia (di segno esattamente inverso rispetto alle buone notizie citate in esordio) non finiscono mai, come quello avvenuto domenica 11.
Ve la racconto così. Ennesima manifestazione, puntualmente sotto il segno della motorizzazione. Orbene, con la mia bambina di 5 anni e mezzo mi accingevo a raggiungere Piazza IV Novembre per una sperabilmente serena passeggiatina domenicale allorché, alla base di via Fratti, udivo un sinistro rombare unisono e contempo sentivo un puzzo di scarichi e di miscela incombusta che rotolava giù, inesorabile, nauseante e malefico. Sboccati sulla piazza in cerca di ossigeno, attorno alla Fontana, innocente, eccoti invece una siepe di vespe e vespisti festanti, orgogliosi dell’impresa maleodorante, intrisa di nostalgia: più che di libertà, un’idea di ghetto, di riserva indiana, se non fosse che in questi casi è questione di sopraffazione violenta, non già di scelta.
Sono certo di guadagnarmi lo scherno dei fautori del Vesparaduno, ma non posso non accennare, in conclusione, al fatto che in contemporanea all’happening di piazza, alla Sala dei Notari aveva luogo, ironia della sorte, l’apertura del XXIV National Meeting in Medicinal Chemistry: cos’avranno pensato di quel che si svolgeva ai loro piedi quegli studiosi usi a spendere il loro tempo a cercare, magari, nuove vie terapeutiche ai mali prodotti da una (pseudo) modernità insensata, cialtrona e autolesionista?