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You are at:Home » Guede laureato in carcere con 110 e lode
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Guede laureato in carcere con 110 e lode

RedazioneBy RedazioneOttobre 21, 2016Nessun commento4 Mins Read
 
 

Si è laureato con 110 e lode Rudy Guede, l'unico condannato per l’omicidio di Meredith Kercher. Guede si è laureato con 110 e lode in Scienze storiche del territorio e della cooperazione internazionale all’università di Roma Tre. La discussione è avvenuta nel carcere di Viterbo dove è detenuto per scontare 16 anni di reclusione per l’omicidio della studentessa inglese uccisa a Perugia il 1º
novembre 2007. La discussione è avvenuta nel carcere di Viterbo, dove è detenuto per scontare 16 anni di reclusione. Ha presentato una tesi su “Storia e mass-media. I mezzi e i luoghi della divulgazione storica”. Ora la laurea magistrale. Guede ha infatti annunciato che ora si iscriverà, sempre all’ateneo romano, al corso di laurea magistrale in Storia e ambiente. Guede si è presentato alla discussione della tesi in camicia bianca e jeans; lo stesso abbigliamento che indossava quando nei giorni scorsi è uscito dal carcere Mammagialla per il primo permesso premio. Davanti alla commissione ha però indossato una giacca blu che gli è stata prestata da Claudio Mariani, il criminologo che coordina il gruppo di lavoro che lo assiste. Il giovane, che partiva da una media di 29/30 ottenuta negli esami, ha presentato una tesi su “Storia e mass-media. I mezzi e i luoghi della divulgazione storica”.
Ad assistere alla cerimonia di laurea, tra gli altri, due amici e una ex maestra di Guede, giunti appositamente da Perugia. «Rudy è un ragazzo che ha fatto un brillante corso di studi, ha percorso una strada insieme a persone che hanno creduto in lui», ha detto Mariani.

LA STORIA

 

Di fatto Rudy Herman Guede sta studiando molto e si sta impegnando per avere un futuro una volta uscito di galera. Quel futuro negato alla povera Meredith.
 Arrestato in Germania. Rudy Guede venne bloccato in Germania dove era scappato dopo la morte di Meredith nel novembre del 2007. L'ivoriano si è sempre dichiarato innocente. Secondo i suoi racconti, lui sarebbe stato presente nella villetta di via della Pergola mentre Meredith veniva uccisa, ma si trovava in bagno, con le cuffie dell’I-pod alle orecchie. Quando sentì qualcuno urlare uscì, imbattendosi in due persone: un ragazzo e una ragazza che scappavano via. Con il ragazzo avrebbe anche avuto una colluttazione. Disse che non lo riconobbe, che era “una figura maschile vicino alla porta” che la luce era debole e che tale soggetto, giratosi in maniera veloce, aveva in mano un coltello ed aveva cercato di colpirlo, insultandolo e poi scappando. In seguito, Guede disse ancora di aver visto l'assassino o gli assassini, ma non li identificò mai con certezza in Knox e Sollecito.
 In precedenza, in una conversazione via Skype dalla Germania, Guede aveva detto ad un amico che la Knox non c'entrava nulla, che il ragazzo biondo poteva anche essere Sollecito ma che non era sicuro, e che nemmeno lui era colpevole. In aula, solo in appello, gli avvocati lessero invece una sua dichiarazione dove affermava che, secondo lui, Amanda e Raffaele erano colpevoli, ma rifiutò sempre di dire se li avesse davvero visti, presentando la sua dichiarazione nella forma di una semplice opinione; secondo indiscrezioni, non confermate, avrebbe poi anche accusato Sollecito, affermando però che lui non era in bagno mentre lei veniva aggredita, bensì sul letto ad ascoltare musica con le cuffie, che gli impedirono di accorgersi di nulla.
In un'altra delle sue versioni dice invece che, mentre ascoltava musica, sentì Meredith litigare con Amanda, che non vide ma di cui sentì la voce. I suoi legali hanno ripetuto in seguito la versione del ragazzo biondo con la felpa, smentendo il riconoscimento. Guede non ha voluto riferire altri particolari, né versioni più precise, tornando in seguito alla sua versione originale, cioè che il vero killer fosse questo misterioso uomo mai identificato. Solo anni dopo, cambiando ancora versione, sostenne di aver visto una donna scappare e di essere sicuro “al 101 %” che fosse Amanda, ma al contempo disse di non aver riconosciuto l'uomo biondo, che pure sostenne di aver avuto di fronte. Aggiunse anche particolari come l'aver cercato di scrivere una parola incomprensibile detta da Meredith, secondo lui il nome dell'assassino.
Le versioni fornite da Guede non sono state considerate credibili da nessun tribunale. Secondo il criminologo Carmelo Lavorino, la storia raccontata da Guede sarebbe altamente contradditoria e inattendibile, preparata come autogiustificazione dopo parecchio tempo.
Nel febbraio dello scorso anno, poco dopo la condanna di Amanda e Raffaele, Rudy rese pubblica una sua lettera in cui diceva che “chi ha commesso questi terribili fatti è ancora in libertà, che ad oggi purtroppo la verità non è stata ancora raggiunta”.

Caso Meredith
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Redazione

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