(A.L.) Il centrosinistra aveva blindato le sue scorrerie nel settore sanitario non permettendo alcuni tipi di registrazioni, come l’inserimento di trojan nei cellulari, molto più efficaci delle cimici usate dalla guardia di finanza che, come abbiamo visto, possono essere scoperte dagli inquisiti.
Una vittoria sia del Governo che della tecnologia contro il malaffare e quando la Marini si definisce tradita viene subito smentita dalle registrazioni dimostrando di non avere armi per difendersi.
Leggendo l’ordinanza del gip di Perugia, Valerio d’Andria, si scopre che grazie al virus installato sul cellulare di Emilio Duca gli investigatori hanno potuto ricostruire i passaggi fondamentali delle indagini.
Il trojan nel suo telefonino, afferma il gip “ha consentito di documentare il significativo contenuto di alcuni colloqui tenuti dall’indagato al di fuori del suo ufficio”. Nella sua stanza in ospedale temeva di essere ascoltato.
Così si scopre quando il direttore generale va in consiglio regionale e consegna le domande alla segreteria della governatrice, quando lo stesso manager della sanità apprende di essere sotto indagine. E poi quando chiede al suo direttore amministrativo di pagare con i soldi dell’Azienda sanitaria la ditta che gli ha bonificato l’ufficio dalle microspie. Un dialogo che gli costerà anche la contestazione di peculato.
Vediamo le differenze tra la riforma Pd e quella M5S. Nel dicembre del 2017 la riforma penale Orlando del governo Pd aveva ristretto l’utilizzo dei trojan ai reati di mafia e terrorismo. Nel gennaio scorso, però, la legge Spazzacorrotti voluta dal guardasigilli Alfonso Bonafede (M5S) ha abrogato la norma che ne limitava l’uso solo quando vi era motivo di ritenere in corso l’attività criminosa. E soprattutto estendendone l’utilizzo anche nei procedimenti per delitti contro la pubblica amministrazione puniti con la pena della reclusione non inferiore al massimo a cinque anni.
Grazie alla riforma si scopre l’episodio più importante che va in scena tra il 9 e 10 maggio del 2018 quando Duca si muove per avere in anticipo le tracce del concorso sanitario per poi girarle ai politici. Dalle ambientali piazzate in ufficio, gli investigatori registrano Duca mentre si ripromette di consegnare le tracce a Bocci il giorno dopo. “Ah, anche Bocci è a Roma, me lo ha detto lui, ora gli mando un messaggio e domani pomeriggio quanto tornava su…gli porto le domande”.
La consegna delle tracce scritte al Duca viene documentata quella stessa mattina, allorché la presidente della commissione Franconi consegna al Duca una busta con gli ‘argomenti”. Dopo la riunione il manager “si reca in consiglio regionale e ha un incontro con la presidente della regione Umbria Catiuscia Marini“. Come fanno gli investigatori a sapere cosa si dicono i due? Con il trojan: “Qui ce so le domande, tra quelle lì…sta tranquillà“, dice il manager alla governatrice.
“Il Duca – scrive il giudice – riferisce alla Marini di avere le ‘domande’ in vista dello scritto che ci sarà tra cinque giorni e consegna un foglio al di lei segretario Valentino Valentini, al quale viene affidato il compito di portarlo ad una donna, nominativamente indicata come Cataldi”.