Due occhi intensi, profondi, del colore del cielo ed il sorriso di un eterno fanciullo. Questo è Graziano Marini, uno dei nomi più importanti nel panorama dell’arte internazionale.
Dalla prima volta che ci siamo visti, nel suo studio situato nella campagna tuderte, sono passati quasi vent’anni, eppure con lui il tempo è stato clemente, non ha intaccato il suo fascino, solo qualche filo d’argento tra i capelli, ma lo sguardo è quello di sempre.
Dotato di un talento innato, perfezionista, caparbio, indomito rivoluzionario e ribelle, è entrato giovanissimo nel campo dell’arte.
Dopo gli studi nel 1975 incontra il pittore Piero Dorazio, di cui diviene assistente e amico, un sodalizio che dura dieci anni. All’epoca il maestro era già un nome affermato nel panorama delle arti visive, infatti nel 1945 aveva contribuito all’affermazione dell’astrattismo in Italia.
Marini aveva le idee chiare, era quella la strada che voleva intraprendere, sviluppando una sua personale cifra stilistica, non aderì mai alle mode del momento, alla transaguardia di Achille Bonito Oliva, la sua era un’arte raffinata, figlia della ricerca, che nasceva prima nella mente, e prendeva vita da mani in continuo movimento. Negli stessi anni frequenta il fervente ambiente artistico romano entra in contatto con esponenti di rilievo internazionale tra cui Emilio Vedova, Giuseppe Santomaso e Sebastian Matta.
Nel 1978 arriva ancora un incarico importante per il pittore tuderte Dorazio, Giulia Soprani e Nino Caruso fondano il centro Internazionale della ceramica Montesanto di cui Marini diviene direttore e coordinatore artistico. Negli stessi anni organizza a Todi corsi estivi di pittura, grafica e ceramica per conto della Penn Stain University, inoltre collabora all’organizzazione di seminari estivi per la International Art School di New York.
È il periodo in cui la critica inizia ad interessarsi a lui, tiene mostre personali a Roma, Milano Firenze, viene notato dai critici stranieri e nascono le collaborazione con la galleria Annamaria Andarsene di Zurigo e la West ed Galerie di Francoforte.
Lavoratore indefesso ed instancabile, sono varie le tecniche in cui si cimenta oltre la pittura, la lavorazione del vetro, della ceramica, un suo magnifico mosaico è posizionato alla fermata Barberini della metropolitana di Roma. Questo è il periodo che l’arte di Marini trava la sua evoluzione, si sente attratto dall’antica cultura della Mesopotamia, viene invitato dal governo di Bagdad a prendere parte alla mostra “Arte per l’umanità” dove vince il primo premio al terzo festival of plastic art di Bagdad. Intraprende lunghi viaggi attraverso l’Iran, il Pakistan, Afganistan entrando sempre più in contatto con le culture e le civiltà dei luoghi.
Una volta tornato in Italia, organizza magnifici eventi proprio in onore di quei popoli, tra cui da ricordare la mostra itinerante “Oltre l’Occidente” che toccherà Milano, Zurigo e Francoforte poi “Sconfinamenti, per una collezione di arte contemporanea” che si è tenuta nella sua città natale.
L’evento ha una grande eco e richiama una moltitudine di critici, giornalisti ed addetti del settore. È stato insignito dell’onorificenza di Accademico di Merito, presso l’Accademia di belle arti di Perugia. Marini, accanto al mestiere di artista ha organizzato sempre eventi e mostre.
Nella sua Todi negli anni 70-80 ha collaborato alle grandi mostre monografiche organizzate insieme all’Associazione Piazza Maggiore portando i nomi più importanti a livello internazionale dell’arte contemporanea come Max Bill, Jean Arp, Kenneth Noland, la scuola romana, la scultrice Beverly Pepper, Renato Guttuso.
Il nostro creativo è sempre stato un esigente, perfezionista, una guida per molti giovani artisti. Eterno sognatore, dall’animo buono, candido, generoso, ogni giorno entra nel suo magnifico studio, ed avvolto dalla bellezza di una terra che splende in ogni stagione dell’anno da vita ad imponenti e nagnifiche creazioni.
Lui che per lavoro ha girato e continua a viaggiare in tutto il mondo, proprio in questo angolo di paradiso trova ogni volta la sua pace ed essenza.
Sonia Terzino giornalista e critico d’arte