“Dottore in corno”. Può sembrare un paradosso, ma oggi i giovani musicisti che seguono i corsi universitari dei Conservatori e degli Istituti omologati conseguono un titolo che è spendibile, nella pubblica amministrazione, come una laurea in filologia romanza o in astrofisica. Effetti di una riforma musicale che ha coinvolto i livelli apicali dell’istruzione musicale, senza curarsi, poi, di cosa bollisse nei piani propedeutici dell’infanzia e dell’adolescenza. Quindi si entra nei Conservatori a diciotto anni, dopo aver conseguito l’abilitazione liceale. Ma in un mondo scolastico che ignora la musica come disciplina educativa, non si vede come un giovane non possa procurarsi la sua maturazione musicale se non con mezzi fortuiti, affidati all’istruzione privata.
Le cose stanno così, ma questo non impedisce a centinaia, forse migliaia di giovani, di seguire un percorso che, dopo anni di studi e di sacrifici, li porta alle soglie di un mestiere reso sempre più difficile dalle contingenze della politica italiana, sopraffatta da tante urgenze diverse e, ad onta di cosa ne pensi Riccardo Muti, preoccupata di ben altri problemi che non riguardano certo l’arte dei suoni.
Non si può quindi non provare una estrema simpatia per chi oggi si sottopone a dure discipline per formarsi un mestiere che il più delle volte porta alla disoccupazione. Eppure c’è chi, con tenacia e spirito di sacrificio, alla fine ce la fa. E’ il caso di Gabriele Ricci, poco più che ventenne, nativo di Marsciano, che fin dall’adolescenza ha scelto di studiare il corno, strumento nobile, regale, manufatto anche visivamente attraente, colonna portante del timbro dell’orchestra, ma anche capace di muoversi con disinvoltura in ambiti cameristici e solistici.
Il corno proviene dalla più ancestrale antichità: lo suonava il biblico Jubal, come potete ancora vedere in una formelle della facciata del Duomo di Orvieto. Gli antichi romani lo usavano in guerra (colonna Traiana), dal medioevo lo si usa come segnale di caccia. Beethoven gli ha dedicato una Sonata, Brahms e Wagner lo hanno esaltato in orchestra, Richard Strauss gli ha dedicato due Concerti.
Gabriele ha fin da bambino visto il corno in casa, perché lo suonava suo padre. Fatale quindi la scelta, e obbligato l’accesso al Conservatorio Morlacchi, fucina di tanti talenti. Qui il giovane marscianese ha avuto la fortuna di trovare il maestro giusto, condizione che, spesso, decreta il successo delle fasi evolutive di un giovane strumentista. Crescendo alla scuola di un didatta serio e coscienzioso come Marco Venturi, Gabriele si è preso il suo diploma tradizionale. Entrato subito nel mondo del lavoro per una riconosciuta capacità esecutiva, Ricci, che nel frattempo era andato ad abitare a Pontenuovo di Torgiano, ha voluto intraprendere poi il percorso di laurea di cui si parlava. E che l’istruzione non gli mancasse ce lo ricorda la laurea triennale che nel frattempo ha conseguito nell’ateneo perugino in biotecnologia. Ha scelto l’Istituto di Studi Musicali superiori Franci di Siena perché li’ c’era un musicista dell’attrattiva di Gabriele Falcioni, un cornista che opera con grande signorilità in vari ambiti della musica italiana, non trascurando anche la disciplina del corno antico, quello che si imboccava anche ai tempi di Mozart. Nel corso di un triennio dove ha alternato scuola e lavoro in varie orchestra del territorio, Gabriele alla fine di novembre, si è preso la sua meritatissima laurea (110 e lode) discutendo una tesi su “Il corno a macchina, l’invenzione, la tecnica e la sua influenza sul repertorio”. Come sempre avviene nella discussione di tesi sulle Discipline Musicali il candidato, oltre l’elaborato cartaceo, deve anche prodursi in una pertinente esibizione concertistica, e Gabriele ha esemplificato la sua maturità suonando due grandi pezzi del repertorio, un grande brano virtuosistico di Saint-Saens e il secondo Concerto di Richard Strauss.
Mentre perfezionava la sua tesi, il giovane Gabriele si è iscritto al Concorso della Filarmonica “Ciro Scarponi” di Torgiano dove una commissione illuminata dalla presenza di Giampaolo Lazzeri, presidente dell’Anbima, lo ha giudicato meritevole del primo premio. Laurea e concorso si sono inserite nella vita quotidiana di Gabriele che, come componente dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana, prova ogni giorno in sedi regionali diverse e, la sera, suona nei concerti programmati.
Che la sua fortuna Gabriele se la sia cercata e propiziata e meritata non c’è dubbio. E se c’è spazio anche per prestazioni solistiche lo svettante marscianese non si tira indietro, Domenica scorsa ha suonato nella sala s. Antonio di Torgiano per il gemellaggio con i francesi di Rouen, Saint Saens, ovviamente e un Notturno di Franz Strauss, il padre del più famoso Richard, che era tutto una dolcezza di suono e di timbro. Nell’occasione il sindaco Liberti e l’assessore Elena Falaschi non hanno potuto che compiacersi per lo sfoggio di bravura esibito dal loro acquisito concittadino. Nell’imminenza del nuovo anno, che sarà quello delle celebrazioni beethoveniane, Gabriele ha già programma un concerto all’Università per Stranieri dove, immancabilmente, aprirà i suoi pistoni per gli squilli della grande Sonata di Beethoven.
Stefano Ragni