Massimo Calzoni, presidente di Ance Umbria e del Formedil, già dal 1983 ha svolto un ruolo importante nell’organizzare, coordinare, intervenire nel processo di ricostruzione post terremoto. In particolare è stato protagonista della realizzazione della ricostruzione di Norcia nelle zone colpite qualche anno prima.
Piano di Recupero di Norcia. Basti ricordare che Massimo Calzoni nel 1979, insieme a un altro progettista, ha contribuito alla predisposizione del Piano di Recupero di Norcia, uno strumento che si è rivelato essenziale e che oggi ha dimostrato tutto il suo valore, consentendo di fronte al sisma di questi giorni di garantire quella sicurezza che dovremmo preoccuparci di assicurare a tutti. È stata un’esperienza fondamentale, che ha coinvolto operatori privati e amministratori e tecnici pubblici. Un percorso di partecipazione basato su competenze e sulla volontà di fare le cose bene e in tempi accettabili, così da consentire sia il rientro delle famiglie e il recupero degli edifici pubblici, ma sempre vigilando e preoccupandosi di rispettare tutte le norme e applicando le soluzioni tecniche e tecnologiche necessarie a un recupero strutturale antisismico.
Recentemente, in un'intervista all'Ansa, Massimo Calzoni, ha sottolineato come le vecchie costruzioni in pietra, come quelle dei paesi distrutti dal terremoto, possono essere considerate meno a rischio dei condomini degli anni ’60,’70 o ’80, costruiti quando non c’era sensibilità anti-sismica. Calzoni la definisce “un’edilizia spesso di pessima qualità”. Spiegando: “Quel che rende fragili ed eleva il rischio crollo di un edificio antico sono i frequenti interventi, gli ampliamenti, le modifiche, l’inserimento di nuovi elementi, incompatibili con le strutture preesistenti. E’ il caso dei tetti in cemento armato edificati su abitazioni dell’anteguerra, come ad Accumoli, e nel 1979 in molte zone agricole dell’Umbria. Soluzioni costruttive che si sono rivelate devastanti. Oggi esistono soluzioni in grado di rispettare l’esistente e di intervenire con efficacia, come il consolidamento delle travi in legno o l’inserimento di catene per eliminare le spinte dalle volte”. Per Calzoni dunque “E' evidente che deve crescere la consapevolezza del rischio e favorire una cultura della sicurezza, così come è necessario un approccio strutturale da parte di chi è chiamato a governare il territorio e a fare delle scelte sul piano degli investimenti. Un approccio che esige una pianificazione e delle politiche adeguate. Sul fronte delle opere pubbliche ci vogliono investimenti che garantiscano la piena sicurezza innanzitutto di ospedali e scuole, come avviene in tutto il mondo, in quanto luoghi essenziali per garantire assistenza e soccorso in caso di sisma. Egualmente, dobbiamo salvaguardare il nostro patrimonio storico monumentale, individuando priorità e non avendo paura di fare delle scelte”.
La burocrazia non aiuta le aziende umbre. Nel caso di quest'ultimo terremoto, però, Calzoni, in un'intervista rilasciata al “Corriere dell'Umbria”, invita a riflettere anche su un'altra cosa, e cioè punta il dito verso i nuovi “nemici da battere, che oltre al sisma e ai suoi effetti devastanti, sono la burocrazia e i timori legati alla corruzione”. Calzoni si fa dunque promotore dei diritti e delle esigenze delle aziende umbre, che per quanto riguarda l'elenco delle imprese negoziate, vale a dire quelle chiamate per i lavori al di sotto di un milione e la cui attivazione è di competenza della Regione e degli enti locali, sono appena un terzo del totale. Ben altra cosa in regioni come il Veneto, il Friuli, la Sicilia. “Noi – si legge nell'articolo – non possiamo mettere il naso fuori dall'Umbria mentre gli altri possono essere coinvolti addirittura nella fase della prima emergenza”. Calzoni in sostanza chiede che si intervenga in fretta e ricorda: “Le aziende umbre sono pronte a lavorare per affrontare l'emergenza, ma bisogna agire in fretta e non farsi frenare dalla burocrazia”.
L'appello è diretto soprattutto alla presidente Marini, che è anche vicecommissario alla ricostruzione.